mercoledì 2 ottobre 2019

Resurrezioni

"Avevo un compagno di strada con cui dividevo il cibo, mi confidavo con lui, ogni sera cercavamo un posto dove dormire insieme e passare la notte. Una sera mi sono svegliato con la testa rotta, lui aveva preso un sasso e me lo aveva spaccato in testa, non so perché l'abbia fatto, era completamente strafatto di crack. Sono scappato via sanguinante pieno di paura e rabbia, quella persona che consideravo amico aveva cercato di uccidermi. Ora non mi fido più di nessuno."

"Ho vissuto 9 anni per la strada. Sono stato costretto a scappare di casa, mi stavano cercando per farmi fuori. Troppi debiti di droga, troppe cavolate fatte. Un giorno mi sono ritrovato 4 pistole puntate alla testa chiedendo di pagare, sono riuscito a scappare, non potevo tornare a casa perché avevano minacciato anche la mia famiglia. Per anni ho vagabondato da un posto all'altro, usando crack e rubando. Tutti i giorni ero drogato. Un giorno un signore mi ha picchiato così duramente che sono stato in coma per alcuni giorni, non voleva che stessi a dormire vicino al suo negozio. Non so come ho fatto a sopravvivere, mentre ero a terra ho sentito un agente di polizia dire che potevo anche marcire per strada, tanto non valevo niente. Ma ce l'ho fatta, ho resistito e anche se da quel giorno la mia testa non funziona più molto bene, sono vivo."


"Sono andato via di casa a 12 anni, mia madre non mi ha più cercato, credo che non gli importasse molto. Ho vissuto per strada per tanti anni. Rubando, usando crack, vendendo. Non mi importava molto di quello che facevo, ogni giorno era un sopravvivere, punto e basta. Arrivi ad un punto che non ti interessa più sapere se domani ci sarai o meno, non ti interessa più niente, hai solo tanta rabbia, per una vita che sembra ti abbia preso sempre a calci."


Luzia, invece, e questa la racconto io, è stata abusata da quando era piccola. Abbandonata dalla famiglia perché con problemi mentali, è cresciuta per strada, dove molte persone hanno approfittato di lei. Si procurava il cibo cercando nell'immondizia o nelle discariche e spesso se ne stava rannicchiata in qualche cantuccio, nell'attesa forse di una mano amica che potesse alzarla da li e portarla al sicuro, ma per tanto tempo le mani che l'hanno aiutata ad alzarsi non erano quelle di un'amico.


 Brevi testimonianze di chi vive in Comunità, strappate in momenti di dialogo intimo e personale che sono riuscita a ritagliarmi con queste persone. Raramente raccontano, perché come avevo già scritto, non si ha piacere di ricordare. La Comunità è una nuova tappa nelle loro vite, qui si ricomincia a vivere lottando con i propri incubi, che difficilmente spariscono. Si raccolgono i pezzi di una vita frantumata in tanti cocci, cercando di incollare quello che ancora di buono rimane per dare forma ad un disegno interrotto.

 Si impara di nuovo ad avere fiducia negli altri e in se stessi.
Quando vivi per strada è una continua sopravvivenza. Devi capire come procurarti da mangiare, dove trovarlo, procurarti droga e alcool, vivere con l'ansia di chi fidarti e di chi no, ed essere sempre allerta. Si raccoglie qualche soldo raccattando lattine, per poi rivederle.
Chi è viziato fuma crack o maconha ogni giorno, così come beve cachaça (liquore locale ) tutti i giorni, tutto il tempo, fino ad arrivare ad uno stordimento, che non permette di capire più niente e finalmente dormire, dove capita, anche in una piazza pubblica piena di gente, che non vedi e non senti più.
Al mattino ci si lava in una fontana o dove si trova un posto per poterlo fare. Tutte le tue cose sono dentro uno zaino o in una busta di plastica, non hai niente altro. Il tuo letto è un cartone che lasci in giro da qualche parte, che distendi sopra l'asfalto di un viadotto o apertamente su un marciapiede.
Quando arriva giorno o è la polizia che ti sveglia tra un calcio e l'altro o il rumore indifferente dei passanti. Non sei invisibile, perché tutti si accorgono di te, sempre c'è uno sguardo che si posa sulla tua persona, ma sei indifferente, è diverso. Vederti ti vedono tutti, "toccarti" quasi nessuno.
Sei sporco, puzzi, hai una faccia strana, sei strano, sei matto, sei atipico, sei un drogato, sei un alcolizzato, sei una prostituta, sei un vagabondo, sei un senza casa....dimenticandosi che SEI, sei un essere umano.
Ascoltando le storie di queste persone e vedendo il loro percorso e il loro cammino, non posso non pensare alla grazia di chi ha saputo tendere una mano e non avere paura di "toccarle", di chi ha dato fiducia e comprensione. Credo che da li nasca la voglia di qualcosa di diverso, perché c'è chi ha saputo guardarti con occhi diversi, senza giudicarti, ma valorizzando ciò che di bello e di buono c'è in te e quel modo di guardare è un modo che ti insegna a guardarti dentro. Il cammino poi si apre camminando, in una continua lotta con i tuoi demoni, le tue ferite, le tue dipendenze, le tue fragilità. E' una dura lotta, lo vedo ogni giorno con chi ha iniziato i passi verso questo cambiamento.
Ci vuole una gran forza di volontà e fiducia in se stessi, perché come dice la poesia di Ernest Henley (ripresa nel film Invictus)  "Io sono il capitano della mia anima".
Chi non ce la fa scende di nuovo le scale di questa chiesa/casa e ritorna nel viadotto, ritorna per strada, rinunciando ad incollare i pezzi dei cocci della propria vita, si preferisce rimanere rotti, anche questa è una scelta.
Io sto ammirando molto la forza di alcune persone, sono un grande esempio per me.
Sono storie fatte di cadute e rinascite, di morte e resurrezione e le rinascite sono sempre belle, di esempio e forza.
Lunedì sera siamo andati a celebrare la preghiera nella nuova casa di Lea, una piccola casa, vicino alla Comunità. Dopo anni di strada e di alcool, Lea è riuscita a sconfiggere il suo demone e ad avere di nuovo una vita per se e finalmente una casa. Molti hanno ammirato la sua forza, i suoi passi sono, ancora, deboli, ma ben piantati in un cammino che vuole continuare e lotta, lotta ogni giorno, passo dopo passo. In questa lotta non è sola, noi siamo con lei, ma come dice Henley:
"Io sono il capitano della mia anima".
Avanti tutta!