martedì 14 aprile 2020

Skywalker

Non mi ero mai messa la mascherina in volto, credo di no o non lo so, non mi ricordo, ma questa volta lo ricorderò. Lo farò perché il periodo che stiamo vivendo è ben marcante, profondo, lascia segni nella nostra mappa emotiva e lo farò anche perchè la sensazione che mi ha lasciato è stata di fastidio, di chiusura, di non respiro e con il problema degli occhiali, che si appannavano continuamente.... mi sono sentita, un pò, come Skywalker , di guerre stellari con il suo respiro asmatico e la sua voce che sembra chiusa in una scatola!
Ma questa mascherina è così preziosa e importante, adesso, che accetti pure, di sentirti Skywalker. Con maschera e guanti sono andata ad incontrare le famiglie a cui consegniamo la cesta basica, alimenti e prime necessità. Sono famiglie che vivono in condizioni di vulnerabilità e precarietà molto forte. Vivono vicino a noi e le loro case sono fatte di mattoni e lamiera, una sopra l'altra, su una strada non sterrata, fatta di fango, erba e sopra un'altura. Io e fratel Henrique, che va sempre, abbiamo fatto avanti e indietro con una borsa di vimini con dentro le cose da portare. Devo dire che è faticoso salire in cima, la borsa è pesante, la mascherina non ti permette di respirare come si deve e il sudore che ti cola dalla fronte non te lo puoi togliere perchè con i guanti eviti di toccarti il viso. Arrivi all'ultima casa bagnata fradicia e con un fiatone che ti ritorna indietro, perchè bloccato da una protezione....se poi si aggiungono i problemi degli occhiali, dove sarebbe meglio installare un tergicristalli!!
 Le problematiche di alcune famiglie sono veramente difficili e toccanti, c'è chi ha l'AIDS, chi la leucemia, chi è una donna sola con tre figli, chi ha un braccio amputato, chi non lavora. Non so se ho mantenuto quel metro di distanza, mentre parlavo con loro, so solo che ero completamente presa e catturata dalla loro condizione e mi chiedevo che tragedia sarebbe stata se alcuni di loro fossero colpiti dal Coronavirus, non ho visto futuro, se non il desiderio che ciò non possa mai accadere. E sono molti a vivere in condizioni precarie, così come sono in molti che non accettano di stare a casa, perchè devono lavorare e l'aiuto economico da parte del governo non basta, non riesce a bastare. Sono piccoli lavoratori, ambulanti o autonomi che non hanno entrata se non vendendo in una bancarella o lavorando un pò dove capita. Capisco la loro situazione, ma come fare? Se l'unica forma di prevenire il contagio è di stare a casa? Di vivere un isolamento che non ti permette di prendere l'autobus, di entrare in contatto con la gente, di mantenere le distanze giuste....ecc..ecc...
E poi diciamolo, non sempre si riesce a stare attenti alle giuste misure da prendere, perchè ti dimentichi, perchè ti viene automatico fare alcune cose, toccare alcuni oggetti, toccarti la bocca, gli occhi, parlare vicino. Io sono una di quelle che a volte si dimentica, anche quando usciamo per le nostre consegne. Devi stare attenta a tutto, anche a cambiare chinelo (infradito, io non uso scarpe, come la maggior parte delle persone) quando rientri da fuori. Così come ti dimentichi di non toccare le buste che ti portano, che sono donazioni che riceviamo, per almeno 24 h....o forse più!
Sta venendo la paranoia su tutto, ma il pensiero più importante è per chi vive peggio, per chi non può o non riesce ad essere così scrupoloso e ben attento a tutte queste misure di sicurezza. 
Altra cosa che sta iniziando ad essere difficile e a pesare è questo isolamento, in particolare con i ragazzi più giovani che vivono in comunità. Quante volte Diego, di 24 anni, che è in fase di recupero, da una vita di strada e di droga mi prende in disparte e mi dice: " Emma adesso vado via, voglio uscire, non ce la faccio più a stare sempre qui!"
 Lui frequentava il progetto Levanta te e Anda e tutti i giorni aveva la possibilità di andare fuori, ora il progetto è chiuso e come lui, altri qui che non possono frequentarlo. Dobbiamo sempre inventarci qualcosa, attività, sia ricreative, sia di lavoro e in particolare tenere gli animi calmi e sereni, perchè l'isolamento non piace a nessuno. Anch'io faccio fatica, molte cose sono state chiuse, la pastorale carceraria, che mi permetteva di fare visita in carcere, il progetto Levantate e anda, che mi permetteva di dare una mano al centro diurno per persone di strada, così come fare altre cose fuori dalla Comunitá e andare alla Trindade do mar, un luogo che amo e che mi fa star bene.
Anche il non ricever più le persone il giovedì sera, notte della nostra celebrazione con o povo da rua e con chi vuole condividere un momento di spiritualità con noi e con loro, manca...tutto manca. 
Le uniche uscite che sto facendo sono per consegnare la cesta basica, "travestita" da Skywalker mi arrampico sul sentiero di terra e erba e aiuto in questo tempo da Coronavirus, mi permette di tenere il cuore in allenamento e di farlo battere come i discepoli di Emmaus, in un rischio che ne vale la pena e che è importante. 

ps. abbiamo tirato fuori un tavolo da ping pong, così da poterci giocare e domenica abbiamo giocato a bingo, con premi....i premi catturano sempre.
Sono passatempi che aiutano a distrarci un pò.

Penso anche ad Henrique Júnior, che vive con noi, con i suoi due anni di etá e tutta la sua spensieratezza e ingenuitá, la sua bellezza del vivere che contagia e che aiuta a vedere la Vita con i suoi occhi, quelli di un bambino che non conosce il male, che sa gioire delle piccole cose e che transforma con la fantasia il tempo e i suoi momenti. Henrique Júnior, dono di Dio. 


Henrique Junior




venerdì 3 aprile 2020

Andrà tutto bene....Andrà tutto bene? ....Andrà!

In realtà mi era venuto in mente un altro titolo per questo post, tipo "L' Amore ai tempi del colera" prendendo in prestito il libro di Gabriel Garcia Marquez, che non ho letto, ma che mi ha suggerito la dimensione temporale che stiamo vivendo. Sostituisco il colera con il Coronavirus e mi domando come stiamo vivendo l'amore, le nostre relazioni, i nostri affetti, la nostra solidarietà in questa pandemia epocale. 
Fino a tre/quattro mesi fa questo virus apparteneva alla Cina, era una preoccupazione appannata, qualcosa di lontano, oggi ci costringe a guardare le nostre paure, le nostre debolezze, i nostri errori come umanità. 
Dalla Cina e dall'Asia, si è spostato rapidamente in Europa e alla mia cara Italia, che registra il maggior numero di morti rispetto agli altri paesi. Per poi attraversare l'Oceano e arrivare fino a qui, in Brasile e in altri stati dell'America Latina e toccare ogni angolo del mondo.  E' un buon viaggiatore questo virus! 
Improvvisamente l'umanità sembra "svegliarsi" e ricordarsi dell'importanza del valore della vita, delle relazioni, delle piccole cose che si fanno ogni giorno e che ne ignoriamo l'importanza, come semplicemente passeggiare in un parco o per le vie della città. Passeggiare spensierati, senza avere paura di toccare cose o persone, respirare, sorridere, cantare, inciampare in questa vita sporcandoci di tutte le cose belle che ci sono, che lasciano impronte e segni per ricordarci di quanto bella è! Adesso, invece, igienizziamo, laviamo, sterilizziamo, disinfettiamo, con la paura di essere contaminati, riducendoci a guardare il cielo da una finestra o da un balcone, da qualcosa che ci fa sentire estranei, lontani e sempre più soli. 
Non so come sia nato questo Coronavirus, non so neanche perchè si chiama così, so solo che può prendere le nostre vite e spegnere per sempre i nostri cuori. Sono tanti i morti, sono tante le persone che stanno vivendo lutti e se anche nei giornali o alla tv riempiono grafici con numeri e statistiche, sono persone che non ci sono più e mi da una profonda tristezza. 
Siamo entrati in isolamento anche noi, come Comunità. 
I numeri di contagi in Brasile stanno aumentando, siamo a quasi più di 7.000 casi confermati e più di 300 morti, i numeri sono destinati a crescere, purtroppo, già da domani non saranno più gli stessi.
La realtà del Brasile è ben complessa, a livello sanitario non ci sono strutture, mezzi sufficienti e adeguati per far fronte ad un collasso epidemico, se così si può chiamare. 
Se penso, poi, alla realtà delle favelas con i suoi agglomerati di persone, le sue infrastrutture carenti, la sua povertà, difficile seguire le misure necessarie del chiudersi in casa o lavarsi costantemente le mani. Penso, poi, a tutte quelle persone che una casa non ce l'hanno, che vivono per strada e sono tante qui, come possono affrontare il problema del Coronavirus?
La nostra Comunità è una comunità che accoglie persone di strada e se in questo momento non possiamo più fare accoglienza per tutelare chi vive in comunità, il nostro pensiero e la nostra preoccupazione è sempre per loro.
Ieri abbiamo distribuito delle ceste basiche (alimenti di prima necessità) a delle famiglie in situazione di povertà, che abitano vicino a noi. In qualche modo, vogliamo continuare a dare una mano a chi è in difficoltà. Si va in coppia, mantenendo una certa distanza e prendendo le giuste precauzioni e quando si ritorna si fa la doccia e si cambiano subito i vestiti, prima di incontrare gli altri. Non vogliamo dimenticare il nostro focus, la nostra scelta di essere accanto a chi è più emarginato, perchè sono tante le povertà che ci sono attorno e molte sono senza difese. 
Una cosa agghiacciante è che alcuni rappresentanti politici stanno seguendo la linea del "va tutto bene....non preoccupiamoci di una semplice influenza!" "non fermiamo l'economia....continuiamo ad andare in giro, non stiamo a casa, non fermatevi di lavorare, comprare..." quando l'organizzazione mondiale della sanità dice il contrario e le notizie via web mostrano bare che aspettano di essere sepolte!! 
Pazzesca questa superficialità politica ed etica! 
Fortunatamente non tutti i Governatori, dei 26 stati del Brasile, stanno seguendo questa linea e sono per rimarcare il messaggio globale: "state a casa! Cerchiamo di ridurre i contagi!".
Grazie! Facciamo così, altrimenti sarà un disastro.
Il Coronavirus ha cambiato la nostra quotidianità, ci ha costretti ad un isolamento sociale che ha portato ad una nuova organizzazione del tempo. 
Adesso dobbiamo riempire dei momenti che prima erano per altro, dobbiamo riconsiderare le nostre attività e ridarle un ulteriore significato. Anche gli stati d'animo si sono intensificati, con un minimo comun denominatore uguale per tutti: la voglia di uscire, andare, incontrare, ma teniamo botta, perchè  sappiamo che la cosa migliore da fare è l'isolamento.
Parlando di riorganizzazione del tempo e delle attività, tutte le mattine conduco il laboratorio di artigianato. Con un piccolo gruppo che ha voglia di cimentarsi in qualcosa di creativo, disegniamo, facciamo mosaici, mandala,  pitturiamo, tiriamo fuori qualche idea, così la mattina passa. Alcuni dei ragazzi più giovani hanno inventato delle cose originali, tipo dei porta cellulari di legno (tutto materiale riciclato) o hanno iniziato a creare qualcosa. 
Stanno venendo fuori delle idee carine. 
Abbiamo messo anche una corda elastica, in giardino, per poter camminarci sopra e imparare a mantenere l'equilibrio.
Un altalena, per dondolarsi, andando su e giù coi pensieri, lasciando quelli pesanti alle spalle e cercando dei nuovi in avanti. Come Comunità siamo fortunati e ce lo ripetiamo spesso, è vero, che siamo sempre qua, che non possiamo uscire, ma abbiamo uno spazio grande e verde che ci permette di camminare e cambiare luogo, se ci stanchiamo di stare in "casa"...in chiesa. 
Altra cosa che il Coronavirus ha portato di nuovo e che ci ha costretto a fare, è quello di costruire un cancello, di legno, con tavole riciclate che avevamo da parte, non esiste campanello, ma un bastone di ferro attaccato ad una piastra metallica che invita la gente a batterci sopra per avvisarci della loro presenza. Non avevamo cancelli o porte prima di questo isolamento, tutto era aperto e chiunque poteva entrare senza avvisare. Ora, purtroppo, abbiamo dovuto farlo, sempre per tutelare chi è più vulnerabile con la salute e per tutelarci. Ma c'è una scritta in alto sopra le assi di legno ed è: "Benvenuto, avvisa la tua presenza, ti veniamo incontro", perchè è quello che continuiamo a fare, andare incontro.
I primi tempi per me sono stati ben duri. Le notizie dall'Italia, il numero dei morti, il pensiero della mia famiglia, gli amici.....molta nostalgia e preoccupazione, in più l'arrivo del Coronavirus qui in America Latina, il cambiamento della nostra quotidianità, l'isolamento. E' stato come un uragano che ha buttato all'aria tutto, è che ha portato a ridare ordine alle cose che ha gettato per terra. Ci sono cose che riesci a riporle nello stesso posto, altre in cui devi cercare una nuova collocazione. Nelle nostre preghiere ci mettiamo tutto il mondo, questo momento difficile, pesante e pieno di lutti. Non ci scordiamo mai di farlo, perchè il nostro pensiero possa arrivare all'orecchio di Dio prendendoci in braccio con la sua misericordia e tenerezza.
Vai passar ....sim, vai passar....spero presto, molto presto.
Andrà tutto bene....andrà tutto bene?....Andrà!


                                                  Comunidade Trindade

                                           Valglenio e i porta cellulari fatti in legno

                                                             Artigianato fai da te

                                           Norma felice sull'altalena

                                           Momenti di laboratorio di artigianato

                                            I nostri momenti di preghiera

il cancello di legno che abbiamo costruito 

in cucina...ritorniamo a cucinare con la bombola a gas, 
perchè non possiamo più uscire a procurare la legna

in cerca di equilibrio

                                            ricordarsi della bellezza delle cose semplici

                                                   momenti di gioco a carte....per passare il tempo.
in tempo di Coronavirus: vi voglio bene!