domenica 29 novembre 2020

Il cuore pulsante della Trindade

"Ave Maria!" 
Esclamazione di Durvalina facendo i tre gradini della porta principale della Chiesa. Sono solo tre, ma per lei è come se dovesse scalare una montagna, portandosi dietro il suo corpo curvo e i suoi quasi 80 anni di vita, passati per molto tempo sulla strada. È una delle più anziane qui alla Trindade, cammina poco e non ci vede più molto bene, spesso tiene gli occhi chiusi e si lamenta che è sempre scuro, anche quando tutto brilla intorno a lei. 
Durvalina è un personaggio simpatico e particolare, bisogna imparare a convivere con le sue domande ripetitive, ossessive e a volte noiose.
"Mi dai una banana....un mango....un´arancia?" ripete in continuazione battendo le mani.
" Mi dispiace, Durva, non ce l'ho" 
" Si che ce l'hai, la tieni nascosta!"
"No, ti dico che non ce l'ho!" 
"Bugia....é che non me la vuoi dare!"
E così all' infinito.... mi dai una banana...un mango...un'arancia, scandendo le parole a ritmo di mani che battono una contro l'altra.
Oppure succede che mentre passi ti offre un sigarino, come lo chiama lei, immaginario, una sigaretta che non esiste. Cerca nella sua borsa, anche lei immaginaria e te lo offre, guai a rifiutare di fronte a così tanta gentilezza, perché il vocabolario di Durva è pieno di parolacce e quando gli gira di essere gentile è bene commemorare con un: "si, grazie!"
Durva ha vissuto per strada molti anni, con il suo disturbo mentale, che la rendeva vulnerabile e facile da ferire, chiedendo sempre qualcosa da mangiare, vivendo nel suo mondo, con i suoi demoni e le sue immaginazioni, che ancora oggi l'accompagnano, ma forse in un modo più dolce e meno aggressivo, perché qui sta bene, curata e protetta. Ogni tanto mi fermo accanto a lei e l'abbraccio, chiamandola "nonna" e lei si lascia abbracciare e ricambia baciandoti sulla guancia, stringendoti forte, chiamandoti figlia, é il suo bisogno di amore che viene fuori, quella dolcezza che tiene nascosta nella sua durezza, nelle pieghe delle sue ferite. 
 Il disturbo mentale é una costante alla Trindade, molte persone di strada ne soffrono. 
Antonio per esempio si crede padrone di un supermercato e si domanda come farà per l'eredità quando non ci sarà più.....grande quesito! Oppure si crede di far parte di una fazione criminale e mi domanda come funziona la mafia italiana!!!!!
Ha una risata che risuona come un eco demoniaco, grossa e profonda, sembra uscita da un libro di favole dove tra i personaggi incontri l'orco cattivo, ma Antonio non é cattivo, anche lui vive nel suo mondo immaginario, tenebroso, molto tenebroso.
Dipendente da crack e alcool, da sesso a pagamento, picchiato dalla polizia, rifiutato dalla famiglia, un passato pieno di cicatrici e di ricordi ingombranti, che a volte escono fuori dal cassetto della memoria, tanto sono numerosi.
João Paulo, invece, rimane chiuso al buio nella sua casina, per giorni, aspettando le partite del Bahia (squadra di calcio)
e a volte succede, durante le celebrazioni, che prende la rincorsa e si mette ad urlare: "GOOOOOLLLL!!!!!" , così sai che il Bahia sta vincendo.
Marcos sente le vocine dentro la testa, che gli rivelano minacce di morte, adesso sono diminuite, ma non esce mai e quando succedeva, perché siamo da mesi in quarantena, camminava con gli occhi sbarrati e una paura che gli teneva la mano. Parla poco, i suoi movimenti sono lenti, sembra un´automa che cammina, stile bradipo.
È stato abbandonato quando era piccolo ed é vissuto in un orfanatrofio fino ai 18 anni. Non sa chi sono i suoi genitori e non conosce niente della sua famiglia. I suoi silenzi non sono pesanti, tengono compagnia, perché sono delicati e leggeri. Ci sono persone al contrario che con i loro silenzi appesantiscono l'ambiente e ti portano necessariamente a dire qualcosa, tanto sono soffocanti, come se le parole liberassero ossigeno. Marcos, no, Marcos ha un silenzio che libera.
Bernardino parla da solo, sordo, molto sordo, non ascolta quello che dici, é parte in quarta con i suoi argomenti, non aspetta di sapere le risposte, lui parla a raffica. Diabetico, cerca sempre di fregare la gente andando a prendere il caffè nel termos sbagliato, quello dolce, per poi chiedere scusa e dire che si era confuso. Una confusione perenne.
C´é poi Norma, che ha compiuto 50 anni, sposata con Lazzaro, vivono entrambi alla Trindade. Si sono conosciuti per strada, un amore nato dal desiderio di Lazzaro di proteggerla e aiutarla. Norma con il suo ritardo mentale é stata abusata molte volte da persone che hanno approfittato della sua debolezza, lui l'ha accolta e trasformata nella sua principessa e insieme hanno creato il loro "castello di pace e serenità" alla Trindade. Quando é molto nervosa, Norma, dondola in continuazione, un oscillazione che ti contagia, ma che ti fa presagire che il suo nervoso sta danzando e se lo stuzzichi con la domanda sbagliata, sei fritto! 
Durvalina, Antonio, Marcos, João Paulo, Norma e insieme a loro altre persone, sono il cuore bello e pulsante della Comunidade Trindade, un cuore fatto di storie importanti, uniche, piene di tanta vita, nel bene come nel male, ma tanta vita. Ogni persona ti lascia qualcosa, ti dona qualcosa, ti trasforma, ti arricchisce, ti permette di leggere la realtà da altri punti di vista, ma solo se la sai accogliere e ascoltare. La Trindade é una bella palestra, ti stanca, a volte, ma ti forma, sarò sempre grata per questo e come dico sempre la gratitudine é una forma di preghiera, bisogna saperla vivere e contemplare e farla germogliare dentro di sé, perché é un grazie alla Vita e a Dio. 

DURVALINA e MATIAS

BERNARDINO

NORMA


ROBERVAL

ANTONIO












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