martedì 29 dicembre 2020

Voci di bairro

 Voci alte, voci di bambini che giocano per la strada, voci di donne che parlano, voci di chi canta canzoni evangeliche che lodano Dio e la sua gloria, voci di scambi di saluti, voci di uomini, rumori di moto che passano, rumori di moto che sgommano ad alta velocità, suono di clacson, conversazioni che si ascoltano dalla finestra, bambini che urlano rincorrendo una palla in discesa, cani che abbaiano, gatti in calore che miagolano o pronti a fare la guerra, scoppi di razzi nei giorni di festa, scoppi di razzi per l'arrivo della droga, più lunghi, più forti, sparatorie, fughe, profumo di cucina, odori di spezie, di incenso, di fogna, voci dalla televisione, di bar, di musica, musica e musica ad alto volume! 
Questa è la vita che scorre nel bairro di Pau Miudo, dove mi trovo ora. 
Tutto questo lo sento dalla mia finestra, che da direttamente sulla strada, ma se anche non fosse così, tutta questa danza di rumori e suoni sarebbe udibile anche in stanze interne, perché la vita da bairro, di quartiere periferico, é un pullulare di vita che non conosce silenzio, al contrario il silenzio sarebbe l'avvertimento di una minaccia che sta per esplodere....un arrivo della polizia, un regolamento di conti, un coprifuoco. 
Le zone residenziali, silenziose e quiete, appartengono ai quartieri alti, alla classe borghese, ai benestanti, ma sembrano case "senza anima", dove tutto é nascosto dietro alti muri, fili spinati, vigilanze, dove puoi solamente immaginare come deve essere la vita dentro quelle fortezze, qui al contrario non la si immagina, la si vede, la si sente, la si tocca, la si respira e a volte la si sopporta! 
Pau Miudo si trova in una zona collinare, dove ci sono strade in salita,  discesa, scale da salire in mezzo alle case, case fatte di mattoni, cemento e tetti di lamiera una accanto all'altra, una sopra l'altra, viuzze strette, vicoli ciechi....favela! 
Come tutte le realtà delle favelas, i problemi sono legati alla droga, guerra tra gang, mancanza di infrastrutture, servizi, alfabetizzazione molto bassa, situazioni familiari di forte vulnerabilità, situazioni di povertà. 
Sconsigliato tornare a casa di sera, mentre é consigliato imparare a distinguere quando è suono di petardi e quando è arma da fuoco, così da correre in casa o cercare riparo se ci si trova in una sparatoria, la famosa bala perdida, proiettile vagante é causa di morte di molti innocenti, in particolare bambini che giocano per strada. Consigliato non intromettersi negli affari degli altri, ma essere discreta sempre, ci si deve muovere con leggerezza, discrezione, gentilezza, buon umore e tanta pazienza. La curiosità va messa in un cantiere e tirata fuori devagarzinha...lentamente, piano piano. 
 La cosa importante é che si deve "amare" il luogo in cui ci si trova, altrimenti tutto quello che ti sta intorno ti porta ad una convivenza che ti graffia dentro, che ti può dissanguare e farti male, non é da tutti vivere in questi posti, ma per la seconda volta, la prima é stata in Minas Gerais, ho scelto di ritornare a viverci, di uscire dalla protezione della Comunidade Trindade, per ritornare a stare in mezzo al popolo, alla gente di periferia, di vivere in "periferia", quella dove nessuno ci vuole stare o entrare quando ti accompagnano in macchina. 
Qui é favela, qui é mondo che ha le sue leggi, microcosmo di un cosmo, realtà per un maggior numero di brasiliani.
Parte da qui, dopo un anno e mezzo alla Trindade, il mio proseguimento missionario, il mio continuare a camminare, in questa epoca di pandemia, sempre "scalza" e con coraggio. 
Ora é tempo di conoscenza, di inserimento, di esplorazione, ma con discrezione e lentezza, essere piuma e non sasso, perché bisogna bussare quando si entra in un territorio che non si conosce, bisogna averne rispetto, qualunque esso sia, si entra nelle vite degli altri, nelle loro storie, nel loro ambiente. 
Sono contenta di essere tornata a vivere in un bairro popolare, sono contenta di vivere un altro aspetto comunitario, che é quello fatto di persone che si riuniscono dentro una piccola chiesa, che si aiutano a vicenda, in un rapporto tra vicini che va oltre le mura domestiche, che é piccola comunità parrocchiale, fatta di gente semplice e umile, fatta di poco, molto poco. 
Sembra di essere ritornata a vivere a Ipe Amarelo, quando ero in Minas Gerais, ma qui é cultura bahiana, tutta un'altra storia!
Aiuterò nel progetto Conexão Vida, seguire le famiglie e i giovani in situazione di vulnerabilità, aiuterò le persone di questa piccola comunità che avranno bisogno, ma soprattutto sarò presenza, vita che si intreccia con altra vita e condivide il camminare assieme, dove nessuno ci vuole stare. 

So che il Covid é sempre dietro l'angolo, in particolare in questi luoghi dove quasi nessuno usa maschera, dove irresponsabilità e ignoranza prevalgono, ma io cercherò di lasciarlo sempre dietro l'angolo, facendo l'occhiolino ai piani alti, cercando una protezione fatta di fede e prudenza ripetendo un mantra che é diventato una preghiera: vai dar tudo certo!
Ora qui é tempo di ferie, siamo in estate, siamo in continua pandemia, piano piano le attività e le iniziative riprenderanno dopo gennaio, sempre nel possibile. Aspettiamo fiduciosi l'arrivo di un vaccino, io in particolare, problema é che la politica di questo presidente non aiuta ad accelerare i tempi e ad impegnarsi per tutelare, nel breve tempo possibile, la salute dei brasiliani, tentenna, rinvia, rimanda, ostacola....povero Brasile, così sofferto in questo tempo di Coronavirus, così umiliato e ingarbugliato in logiche senza logica!
Teniamo duro!


Pau Miudo, tirando foto dall'asilo, dove vivo


dalla mia finestra

dalla finestra....

facendo un ingrandimento della foto


la piccola chiesa dentro l'asilo e della comunità parrocchiale Paulo VI





la strada dove abito

Poche foto, perché é meglio evitare quando ancora non si é conosciuti dalle persone del posto...qualcuno l'ho scattata, dalla finestra!!!!

Ho iniziato la distribuzione della zuppa e del pane, che ogni martedì consegniamo alle persone del bairro. Vengono donne anziane, bimbi scalzi o a petto nudo, perché fa caldo e giocano per la strada, qualche bulletto di quartiere con capelli rasati e ossigenati, persone malate di AIDS o con problemi di salute...
Riempio i sacchetti di plastica che mi passano, sacchetti della spesa o raccattati chissà dove. Non é difficile immaginare le storie dietro a questi bimbi, donne, persone...alle loro situazioni familiari, alla fragilità che si legge nei loro modi di essere, all' atteggiamento da bulletto che maschera la mancanza di tante cose, alla "povertà" di quel sacchetto di plastica che devo riempire. 



giovedì 10 dicembre 2020

Come una danza


"Signore,
facci vivere la nostra vita, non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile,
 non come un teorema che ci rompe il capo,
 ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, 
come un ballo, come una danza, fra le braccia  della tua grazia, 
nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci."
(Madeleine Delbrel)

Apro questo post con le parole di Madeleine Debrel, che ho letto in una testimonianza di don Tarcisio Nardelli.
Don Tarcisio era un padre diocesano di Bologna, fidei donum in Tanzania per molti anni, innamorato della missione, sempre accanto ai più deboli, agli emarginati, indossando cause di giustizia, in difesa dei valori della vita e della democrazia.
Era un lottatore, una persona che sapeva bene da che parte stare e come stare, accettando le conseguenze delle sue scelte, senza mai rinunciarle, una persona che sapeva incarnare il Vangelo nella sua quotidianità. 
Ho usato la parola era perché purtroppo ci ha lasciati, questo nuovo virus che ha preso piede e forza nel mondo, non l'ha risparmiato. 
Bologna ha perso una ricchezza, una pietra miliare nella diocesi, un esempio per tutti. Sempre sarà un ricordo per me, perché é stato uno dei padri che mi ha sostenuto e incoraggiato nella mia prima esperienza missionaria in Minas Gerais e prima di partire sono stata invitata nella sua parrocchia, io senza averne una, per parlare al gruppo dei giovani e in una domenica in cui lui celebrava.
Chi ama la missione e ha la missione nel cuore apre le porte a chi condivide questa passione, senza dominio o supremazia del sapere, senza arroganza o presunzione, ma condividendo e ascoltando e incoraggiando il cammino. 
Grazie don Tarcisio, mancherai.

E il mio cammino continuerà, come un ballo, come una danza, "fra le braccia della tua grazia, non come un gioco dove tutto é calcolato", perché non dobbiamo fare della nostra vita un esercizio di ginnastica, come dice Medeleine Delbrel, ma una danza di gente allegra che ama la vita e non importa se non si conoscono i passi, basta seguire la musica, essere gioiosi, essere leggeri e soprattutto non rigidi...perché é così che continuerò, in un nuovo progetto, in una nuova camminata che mi porterà a vivere la mia "missionarietà" in una nuova sfida....camminando sempre "a piedi nudi!"
A gennaio mi trasferirò in un nuovo bairro, bairro Pau Miudo, sempre in Salvador. 
È un bairro popolare, che mi vedrà di nuovo a vivere in mezzo alla gente, ad entrare nella loro realtà e quotidianità, che diventerà anche la mia realtà, come era successo in Minas Gerais. Aiuterò in una piccola comunità parrocchiale, che ha bisogno di essere animata e riprendere vita. In questa comunità, Comunità Paulo VI, si trova un asilo e all'interno dell'asilo é presente il progetto Conexão Vida, Connessione Vida, che segue le famiglie del bairro, circa una trentina, con bambini e adolescenti in situazione di forte vulnerabilità (madri legate alla prostituzione, genitori con problemi di alcool e droga, abusi, povertà). 
Attraverso il progetto si visitano le famiglie, le si orienta in situazioni di alcool e droga verso strutture che possano aiutarle, si aiutano i bambini e gli adolescenti in attività socio-formative, che permettano di sviluppare opzioni alternative ad un ambiente familiare a rischio e molto, molto sofferto. 
Le attività verrebbero svolte nell'asilo della Comunità parrocchiale, adibito a spazio comunitario e di aggregazione del bairro. Io aiuterò in tutto questo e abiterò dentro l'asilo del bairro, dove il piano superiore é adibito a ubicazione. Questa decisione è nata, perché alla Trindade la situazione continua ad essere di isolamento, sono 9 mesi che continuiamo a stare "chiusi" , tutto sospeso, tutto fermo fino a quando non ci sarà un vaccino...e non sappiano ancora quando.
Bisogna proteggere le persone più vulnerabili e a rischio e per questo la quarantena continua, ma per me é arrivato il tempo di uscire dall'isolamento e riiniziare a camminare, senza avere la paranoia di portare il virus in Comunità e senza mettere a rischio nessuno. La proposta di padre Jorge, di "uscire", di andare ad aiutare nel progetto Conexão Vida e sostenere la piccola comunità parrocchiale Paulo VI,  é nata per caso, senza cercarla, é nata da una chiacchierata fatta con lui, responsabile del progetto. 
Non chiuderò con la Trindade, continuerò ad essere in contatto e quando la fine della pandemia e la vittoria di un vaccino premetterà, potrò continuare a frequentarla. 
Ma adesso ho bisogno di ricominciare e come laica missionaria sono al servizio della diocesi di Salvador, che mi vedrà impegnata in questa nuova camminata. 
So che sarò più esposta a rischi, che avrò meno sicurezze, ma ho scelto di non avere paura e di "abbandonare" il mio stato di fermo, per continuare ad esserci. 
La vita continua a scorrere, anche se più lenta e con Coronavirus che ci gira intorno, ma che non deve bloccare ad aiutare e a portare avanti le cose, con tutte le precauzioni possibili, senza lasciare sole le persone più vulnerabili e in difficoltà, perché se tutti chiudessero la porta e avessero paura, chi ha veramente bisogno e non ha mezzi, come può fare ? Ci deve essere sempre una mano che si tende verso l'altro, una mano che afferra e che sostiene e voglio continuare ad essere una mano nella realtà della gente, perché nelle zone più povere la vita non si é fermata e c'é bisogno, c'é sempre bisogno. 
Esco dal guscio e mi espongo, continuo. 
Non vivrò da sola, nella struttura abitano due ragazzi della congregazione di padre Jorge e un padre diocesano belga, fidei donum, ora in pensione, un po' abbandonato dalla sua diocesi. Una cosa che mi fa felice é che avrò una stanza...tutta per me! Addio, momentaneamente, al pavimento della Chiesa della Trindade, dove dormo e...benvenuta stanza con un materasso!!!...un materasso!!!
A passi lenti e con delicatezza inizierò a muovermi nella nuova realtà, rispettando tempi che devono essere rispettati, come conoscere il bairro e le persone che ci abitano.
A passi lenti e con pause rispetterò i tempi della pandemia e nel possibile a fare le cose.
A passi lenti e con coraggio imparerò di nuovo con l'entusiasmo del conoscere e del creare. 
A passi lenti e pieni di gratitudine abbraccerò questa Vita che non é la somma dei giorni, ma lo scandire dei battiti del cuore in storie ed emozioni che si moltiplicano.

Non dare giorni alla Vita, ma dare Vita ai giorni.