giovedì 10 dicembre 2020

Come una danza


"Signore,
facci vivere la nostra vita, non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile,
 non come un teorema che ci rompe il capo,
 ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, 
come un ballo, come una danza, fra le braccia  della tua grazia, 
nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci."
(Madeleine Delbrel)

Apro questo post con le parole di Madeleine Debrel, che ho letto in una testimonianza di don Tarcisio Nardelli.
Don Tarcisio era un padre diocesano di Bologna, fidei donum in Tanzania per molti anni, innamorato della missione, sempre accanto ai più deboli, agli emarginati, indossando cause di giustizia, in difesa dei valori della vita e della democrazia.
Era un lottatore, una persona che sapeva bene da che parte stare e come stare, accettando le conseguenze delle sue scelte, senza mai rinunciarle, una persona che sapeva incarnare il Vangelo nella sua quotidianità. 
Ho usato la parola era perché purtroppo ci ha lasciati, questo nuovo virus che ha preso piede e forza nel mondo, non l'ha risparmiato. 
Bologna ha perso una ricchezza, una pietra miliare nella diocesi, un esempio per tutti. Sempre sarà un ricordo per me, perché é stato uno dei padri che mi ha sostenuto e incoraggiato nella mia prima esperienza missionaria in Minas Gerais e prima di partire sono stata invitata nella sua parrocchia, io senza averne una, per parlare al gruppo dei giovani e in una domenica in cui lui celebrava.
Chi ama la missione e ha la missione nel cuore apre le porte a chi condivide questa passione, senza dominio o supremazia del sapere, senza arroganza o presunzione, ma condividendo e ascoltando e incoraggiando il cammino. 
Grazie don Tarcisio, mancherai.

E il mio cammino continuerà, come un ballo, come una danza, "fra le braccia della tua grazia, non come un gioco dove tutto é calcolato", perché non dobbiamo fare della nostra vita un esercizio di ginnastica, come dice Medeleine Delbrel, ma una danza di gente allegra che ama la vita e non importa se non si conoscono i passi, basta seguire la musica, essere gioiosi, essere leggeri e soprattutto non rigidi...perché é così che continuerò, in un nuovo progetto, in una nuova camminata che mi porterà a vivere la mia "missionarietà" in una nuova sfida....camminando sempre "a piedi nudi!"
A gennaio mi trasferirò in un nuovo bairro, bairro Pau Miudo, sempre in Salvador. 
È un bairro popolare, che mi vedrà di nuovo a vivere in mezzo alla gente, ad entrare nella loro realtà e quotidianità, che diventerà anche la mia realtà, come era successo in Minas Gerais. Aiuterò in una piccola comunità parrocchiale, che ha bisogno di essere animata e riprendere vita. In questa comunità, Comunità Paulo VI, si trova un asilo e all'interno dell'asilo é presente il progetto Conexão Vida, Connessione Vida, che segue le famiglie del bairro, circa una trentina, con bambini e adolescenti in situazione di forte vulnerabilità (madri legate alla prostituzione, genitori con problemi di alcool e droga, abusi, povertà). 
Attraverso il progetto si visitano le famiglie, le si orienta in situazioni di alcool e droga verso strutture che possano aiutarle, si aiutano i bambini e gli adolescenti in attività socio-formative, che permettano di sviluppare opzioni alternative ad un ambiente familiare a rischio e molto, molto sofferto. 
Le attività verrebbero svolte nell'asilo della Comunità parrocchiale, adibito a spazio comunitario e di aggregazione del bairro. Io aiuterò in tutto questo e abiterò dentro l'asilo del bairro, dove il piano superiore é adibito a ubicazione. Questa decisione è nata, perché alla Trindade la situazione continua ad essere di isolamento, sono 9 mesi che continuiamo a stare "chiusi" , tutto sospeso, tutto fermo fino a quando non ci sarà un vaccino...e non sappiano ancora quando.
Bisogna proteggere le persone più vulnerabili e a rischio e per questo la quarantena continua, ma per me é arrivato il tempo di uscire dall'isolamento e riiniziare a camminare, senza avere la paranoia di portare il virus in Comunità e senza mettere a rischio nessuno. La proposta di padre Jorge, di "uscire", di andare ad aiutare nel progetto Conexão Vida e sostenere la piccola comunità parrocchiale Paulo VI,  é nata per caso, senza cercarla, é nata da una chiacchierata fatta con lui, responsabile del progetto. 
Non chiuderò con la Trindade, continuerò ad essere in contatto e quando la fine della pandemia e la vittoria di un vaccino premetterà, potrò continuare a frequentarla. 
Ma adesso ho bisogno di ricominciare e come laica missionaria sono al servizio della diocesi di Salvador, che mi vedrà impegnata in questa nuova camminata. 
So che sarò più esposta a rischi, che avrò meno sicurezze, ma ho scelto di non avere paura e di "abbandonare" il mio stato di fermo, per continuare ad esserci. 
La vita continua a scorrere, anche se più lenta e con Coronavirus che ci gira intorno, ma che non deve bloccare ad aiutare e a portare avanti le cose, con tutte le precauzioni possibili, senza lasciare sole le persone più vulnerabili e in difficoltà, perché se tutti chiudessero la porta e avessero paura, chi ha veramente bisogno e non ha mezzi, come può fare ? Ci deve essere sempre una mano che si tende verso l'altro, una mano che afferra e che sostiene e voglio continuare ad essere una mano nella realtà della gente, perché nelle zone più povere la vita non si é fermata e c'é bisogno, c'é sempre bisogno. 
Esco dal guscio e mi espongo, continuo. 
Non vivrò da sola, nella struttura abitano due ragazzi della congregazione di padre Jorge e un padre diocesano belga, fidei donum, ora in pensione, un po' abbandonato dalla sua diocesi. Una cosa che mi fa felice é che avrò una stanza...tutta per me! Addio, momentaneamente, al pavimento della Chiesa della Trindade, dove dormo e...benvenuta stanza con un materasso!!!...un materasso!!!
A passi lenti e con delicatezza inizierò a muovermi nella nuova realtà, rispettando tempi che devono essere rispettati, come conoscere il bairro e le persone che ci abitano.
A passi lenti e con pause rispetterò i tempi della pandemia e nel possibile a fare le cose.
A passi lenti e con coraggio imparerò di nuovo con l'entusiasmo del conoscere e del creare. 
A passi lenti e pieni di gratitudine abbraccerò questa Vita che non é la somma dei giorni, ma lo scandire dei battiti del cuore in storie ed emozioni che si moltiplicano.

Non dare giorni alla Vita, ma dare Vita ai giorni.
 












 


4 commenti:

  1. Grazie Emma per la tua testimonianza! mi piace molto mi colpisce dritto al cuore il tuo entusiasmo la tua voglia di fare e di metterti in gioco. .. ti accompagno con tutto il cuore e con la mia preghiera!

    RispondiElimina
  2. Emma, sei una grande!!! ti ammiro molto per quello che hai fatto e stai facendo!!! Un grande abbraccio e un ricordo nella preghiera!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie,Io non mi sento una grande...al contrario,ma una cosa sono certa,sono me stessa sempre, tutto quello che faccio, anche sbagliando, lo faccio con veritá.Mi dici chi sei? Non c'é il nome. Grazie per le tue preghiere.

      Elimina