venerdì 15 gennaio 2021

Percezioni

 Ho assistito alla testimonianza online di Dario, giovane laico fidei donum, tornato dopo un anno e due mesi dalla Tanzania. Dario é un amico, una persona che stimo e che apprezzo molto. Bella la sua testimonianza, profonda e sincera, invito tutti ad ascoltarla nel canale youtube del Centro Missionario di Bologna. 
Sentendo le sue parole mi é venuta da fare una piccola riflessione, su una cosa che ha detto, riguardo il sentirsi stranieri in un luogo diverso da dove si é vissuti, sia per colore, sia per cultura, sia per lingua, sia per pensiero e modi di fare.
 É una diversità, che in qualche modo, anche se con sfumature diverse, percepisci anche qua. Io sono la gringa, la straniera, la persona con la pelle chiara, che vive in un posto dove la prevalenza del colore della pelle é nero o meticcio, sono di un'altra cultura, parlo un'altra lingua, ho un accento che viene da fuori...molto da fuori. 
Vivere in una favela, che è la mia seconda tappa missionaria, dopo un anno e mezzo vissuto nella Comunitá Trindade, dove il diverso é un pó di casa, visto il via vai di volontari europei che passano ogni anno e con a capo un francese e un belga nell'organizzazione della struttura, é completamente diverso. 
La favela ha una sua cultura, ha delle sue leggi, ha i suoi modi di fare, ha un lessico che parte dal basso, ha il suo colore della pelle, ha una sua musica funk, che parla di sesso esplicito e di criminalità. Solo chi ci nasce dentro vi appartiene. Puoi imparare a viverci, puoi imparare a rispettarne le regole, di cui alcune che non accetti, ma sempre rimarrai La Gringa! 
Hai sempre gli occhi puntati addosso, per vedere se ti muovi bene e se ci si puó fidare e se non conosci neanche la metà delle persone che ci abitano, tutti al contrario conoscono te, sanno chi sei.
Se in Africa sei un mzungo (bianco) in Brasile sei una gringa (straniera), fino a quando gli anni in cui rimarrai non modelleranno parte del tuo essere e modi di fare....ma questa é un'altra storia.

Questa mattina sono andata a conoscere un'associazione che si chiama Livres Livros, Liberi Libri. Si trova in un bairro di Salvador veramente bello! Borghese, molto borghese. Il bairro si chiama Caminho dos Arvores, Cammino degli Alberi, un nome che mi ha catturato: lo trovo bellissimo! Quando sono scesa dalla macchina, perché sono andata di Uber, mi sono sentita un pesce fuor d'acqua! Una zona tranquillissima, senza rumori, con al centro una piazza verde, con tanti alberi e dove si puó fare ginnastica o attività sportiva, case grandi, lussuose, ben allineate e ordinate. Nossa Senhora! Mi sembrava di essere la piccola fiammiferaia...abituata al disordine architettonico della favela, ai rumori, alla musica che rimbomba dalle casse musicali, alla sporcizia delle strade, al colore della pelle nera....tutto li era il contrario. Bellezza, ordine, pulizia, pelle bianca. Che differenza! E come le vivi queste differenze, così marcate, così palpabili, così forti, così visibili. Per un attimo mi sono sentita estranea, come se quel mondo non mi appartenesse, tanto era lontano quotidianamente da me. Difficilmente le persone dei bairros poveri e periferici vanno in bairros ricchi o borghesi, solo se lavorano come domestiche, camerieri, giardinieri o addetti alle pulizie. É come se ci fossero dei confini culturali invisibili, ma ben delimitati nella mente delle persone, come dire: tu non ne puoi fare parte, non ti appartiene....non puoi!
Sempre mi hanno impressionato in Brasile le grandi contraddizioni fisiche, culturali, economiche, religiose. I grandi grattacieli che cercano di imitare New York circondati da case di mattoni, cemento e tetti di lamiera. I grandi viali alberati e ordinati e le catapecchie e baracchine che sorgono ai lati. Tutto così evidente e prepotentemente squilibrato. Sfido chiunque a passarne indifferente, l'occhio non puó non sentirne il peso, un peso che puó arrivare al cervello e farti riflettere o arrivare al cuore e rimanerne toccato. L'ideale sarebbe che arrivasse e tutte e due, contemporaneamente!
Io ho scelto chiaramente da che parte stare, sempre l'ho fatto, così come la scelta di venire a stare in una favela. Ma posso dire di essere una privilegiata, perché quei confini, superato il disagio iniziale, li scavalco senza problemi, perché non mi appartengono, ma capisco come devono essere forti e discriminatori per chi li vive da quando è nato, come devono fare male e collocarti sempre in basso. 
Un lavoro che cerco di portare avanti, in particolare con i giovani e con le donne, é smantellare il preconcetto del "Tu non puoi": non puoi perché sei povero, non puoi perché non hai studiato, non puoi perché sei ignorante, non puoi perché sei inferiore, non puoi perché non sei capace, perché sei nero, perché non vali, perché appartieni al gruppo del "favelão".....sei favela!
I confini culturali sono creati volutamente da un sistema che vuole questo, ma sono confini che possono essere rimossi ed eliminati. Il "Tu non puoi", puó essere sostituito da "Tu puoi": tu hai valore, tu puoi migliorare, puoi costruire, studiare, imparare, sognare, crescere, non sei inferiore, ne vali meno di un'altra persona, tu sei e puoi! 
Creare fiducia, creare coraggio, creare voglia di redimersi, creare speranza, creare giustizia, creare opportunità.
Per questo, tornando all'inizio del mio post, sono andata a conoscere l'associazione Livres Livros, per vedere di creare rete e cercare collaborazione che permetta di incentivare la cultura e aprire una finestra di possibilità ai giovani, bambini, donne del progetto Conexão Vida e del bairro dove vivo.
Livres Livros ha una campagna molto interessante che si chiama "Adotta un lettore". Praticamente un padrino o una madrina, cosí chiamati da chi fa l'adozione, aiuta un bambino, un giovane o un adulto a ricevere libri da leggere. Ogni mese viene regalato un libro, per incentivare la lettura, di conseguenza, per il sapere e la cultura. Altra iniziativa voltata a questo, é quella di collocare piccole casette, di legno e colorate, in varie parti della città, anche in zone povere, dove incontrare libri che si possono prendere in prestito o scambiare, gratuitamente.
Il "Tu puoi" nasce quando ti si apre una possibilità, quando puoi vedere che esiste qualcosa di meglio, che esiste in te la capacità di essere al di fuori di etichette sociali. Bisogna saper sognare, é il sogno che ci rende capaci di salvare la vita, in una progettualità che parte dall' amore per se stessi, dal valore che si ha e dalla fiducia in una Vita che non é solo miseria, botte, droga, ma possibilità dell'esistenza. Caricarsi di sogni e speranza.

Ho la lista dei giovani e dei bambini del progetto Conexão Vida che seguirò.
Sono 11 adolescenti tra i 12 e 20 anni e 13 bambini tra i 4 e 8 anni. 
Lascio passare questo mese di gennaio, che é mese di ferie in Brasile, siamo nel periodo estivo, per iniziare a febbraio a visitare alcune famiglie dei bambini del progetto, pandemia permettendo! 

Una notizia che mi fa piacere e che un pó mi rende orgogliosa é che la piccola comunità parrocchiale Paulo VI, dove vivo, preparerà la zuppa del martedì pomeriggio, in autonomia! 
Ogni martedì facciamo la distribuzione del pane e della zuppa nel bairro. 
Solo che la zuppa proveniva da un'altra comunità parrocchiale, ben grande e con molte risorse. Dipendiamo da loro. A volte succedeva che chi non poteva venire per consegnare la zuppa, visto la distanza che c'é tra le due comunità parrocchiali, eravamo costretti a saltare la distribuzione. Così abbiamo deciso, in una incontro, di essere autonomi e provare noi a fare questa santa e benedetta zuppa! 
Questo significa andare nei mercati e chiedere verdure che scartano e che buttano, chiedere al negozio industriale, che vende pasta all'ingrosso, se hanno qualcosa che possono donare, significa chiedere e andare alla ricerca.
 Significa pulire le verdure, eliminare la parte che non presta, tagliarle, congelarle. Significa mobilitarsi e avere tempo per aiutare. 
Quando si é un piccola comunità a volte ci si scoraggia, perché il numero di forze che si ha é limitato, ma abbiamo deciso di partire con il progetto Zuppa, come lo abbiamo nominato e di tentare.
 Bella la voglia di creare solidarietà tra le persone per coinvolgerle in questa iniziativa, bella la voglia del piccolo gruppetto di donne che seguirà la preparazione della zuppa...bello quando ci si mobilita e non ci si arrende, bello creare autonomia e spirito di iniziativa. 
Martedì la nostra prima zuppa! Vamos lá!


LIVRES LIVROS







Pau Miudo, dove vivo.


Niente é tanto nostro quanto i nostri sogni








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