martedì 17 agosto 2021

Cucire vite

 

Abbiamo la macchina da cucire!!
Finalmente l'ho comprata e grazie ad una donazione ricevuta dall'Italia. Grazie!
Con una macchina da cucire si possono inventare tante cose, imparare, creare borse, vestiti, tappeti, ecc..ecc..
Sta ora al piccolo gruppo di artigianato sfruttare questa occasione e mettersi al lavoro.
Lo strumento c'é, bisogna saperlo utilizzare e adoperare, perché dia buon frutto. 
Sono contenta di questo acquisto, perché il gruppo di artigianato, nato in tempo di pandemia, é un piccolo toccasana per le donne che vi partecipano e per l'interesse che le accomuna. 
Imparare a creare mettendo insieme pezzi di stoffa, panni, cucendoli e abbinandoli insieme. 
Abbellire bottiglie o vasi di vetro, fare tappetti o oggetti per la casa con una piccola nota di soddisfazione che dice: " L'ho fatto io!".
La creazione parte sempre dal "niente", dal poco, per poi rivelarsi, strada facendo, un risultato che sorprende.
In un tempo in cui bisogna sapersi arrangiare, mettere insieme cose che potrebbero essere scartate, buttate, che invece possono essere utili per creare e far nascere qualcosa di nuovo, é una vera soddisfazione, con la convinzione che tutto serve e si può riutilizzare o trasformare. 
Mi piace la frase che dice: Cucire vite, perché questo piccolo gruppo, ha questa funzione. 
Mentre cuci una stoffa con un altra stoffa, é come se cucissi, metaforicamente parlando, una parte di te. Perché quel pezzettino di panno, tagliato e abbandonato, che non serve più, é in realtà una parte della tua anima ferita che cerca di aggiustarsi e cucire strappi causati dalla vita. Si cuciono le ferite, i ricordi e quelle emozioni lacerate, ma ancora buone, che possono essere rammendate per andare avanti e ritrovare forza. 
Ogni donna che partecipa al gruppo ha la sua storia e crea quella magia di aiutare a "cucirsi" insieme, parlando e collaborando. Mettendo idee e pensieri. 
Questo é lo scopo del gruppo, ed é per questo che é nato e che difendo la sua esistenza. Spero che possa crescere, in futuro, dando la possibilità ad altre donne di aggregarsi e farne parte. La pandemia ha limitato molto e purtroppo anche lo spazio che abbiamo a disposizione, da dividere nel pomeriggio con i bambini del rinforzo scolastico, non permette grandi numeri, ma io, come sempre, sono fiduciosa e già contenta per come sta andando. Essere positiva é il mio ago e filo che da resilienza agli strappi quotidiani, quelli che la realtà e le contingenze ti offrono quotidianamente. Ma sono una idealista e mi piace "cucire" le mie idee e i miei sogni in questo modo. 

In questi giorni una signora che partecipa al gruppo e che non é nelle foto, che ho postato in basso, Marilene, é in ospedale. 
Marilene vive da sola, dopo un matrimonio finito male, con un marito che sempre la picchiava e maltrattava. 
Nella sua storia c'é anche la perdita di un figlio, ucciso in carcere. Regolamento di conti? Vendetta? Nessuna spiegazione, solo un corpo di un giovane di 25 anni ritornato a casa per essere seppellito. 
Che strappo grande deve rimanere nel cuore di una madre! 
Marilene sta imparando a leggere e scrivere, perché quando era giovane non lo hai mai fatto. Quando abbiamo tempo, mi chiede di aiutarla a fare i compiti che deve consegnare a scuola (scuola serale per adulti) e con piacere ci sediamo vicine e insieme affrontiamo lingua portoghese, matematica, storia....
Sono esercizi molto semplici, ma il mio concetto di semplicità é diverso da quello di chi lo affronta per la prima volta e con pochi strumenti. 
Con pazienza aspetto che la matita di Marilene scorra tra le lettere, per riconoscerle e scandirle con la voce, per unire, poi, la mia voce alla sua, ogni qualvolta che inciampa in qualche sillaba che le complica la lettura. 

Marilene, Evani, Maria Lucia, Yanna, Isabel, Dalvinha sono le protagoniste del gruppo di artigianato, che ogni giovedì pomeriggio con ago e filo e ora una macchina da cucire, danno vita a piccole rinascite e nuove creazioni, materiali e allo stesso tempo nel loro percorso emotivo, perché la vita é un continuo strapparsi e rammendarsi.







martedì 3 agosto 2021

Brongo

 

Riprendo a scrivere dopo tre mesi.

Mi faccio coraggio e cerco di aiutare le parole a prendere forma, sopra una pagina bianca, che mi obbliga ad uscire da una latitanza temporale, che ha lasciato i lettori di questo mio blog, pochi, ma buoni, in attesa di ritornare a leggere “A piedi nudi!”

Le attività stanno andando avanti. Procede il rinforzo scolastico per i bambini, abbiamo accolto due nuove bimbe, Yanna e Aylla.

Yanna ha un problema ad una gamba che non le permette di camminare bene, questo è motivo per lei di tristezza e insicurezza. Ogni volta che deve affrontare la salita che la conduce ai gradini della scalinata, per arrivare a casa, è una fatica immensa.  Mi fa tenerezza vedere trascinare il suo corpo, già appesantito dai chili che le tolgono il fiato e da una gamba che è completamente piegata e segnata da una grande cicatrice. Quando mi ha detto che voleva partecipare al corso di artigianato, perché è bravissima con ago e filo, ho voluto fortemente che ne facesse parte, non importa se ci sono solo donne adulte, per lei fare qualcosa che la rende occupata per alcune ore e che possa aiutarla a tirare fuori creatività e fantasia è importante. Così il giovedì viene al corso e il lunedì, martedì e mercoledì al rinforzo scolastico. 
Aylla, invece, ha 8 anni e ancora non sa leggere e scrivere. A mala pena ricorda le lettere dell’alfabeto! 
È vero che sono due anni che la scuola è chiusa, ma prima…? Cosa è successo che non si ricorda più l’alfabeto?? Come già ho raccontato, sono bambini che non hanno nessuna guida a casa, non sono seguiti e aiutati, in particolare nell’educazione scolastica. La maggior parte del tempo la passano davanti la tv, il cellullare o bighellonando per strada. Sono tanti i bambini in queste condizioni, con una gran fatica nel ricordarsi le cose o con poca voglia di rimettersi sui libri. Io stessa devo penare per fare un ora e mezza piena di studio con loro, perché la voglia di giocare e scherzare scalpita dopo quei 10 minuti di inizio lezione. Ma sono troppo indietro e dobbiamo tentare di recuperare un po’. Una cosa che mi ha lasciato basita è che i bambini passano di anno in anno a scuola e nei livelli successivi, anche senza sapere bene le cose. Così vanno avanti con lacune che rimangono vuote e senza base. Per arrivare ad un diploma che fa acqua da tutte le parti e che non permette, poi, di passare il test per accedere all’Università.
La scuola pubblica è proprio un disastro, ma è quella che le classi povere o con difficoltà possono permettersi, continuando una catena che ghettizza, esclude e permette al potere delle classi più forti e benestanti di continuare ad esercitare la propria prepotenza e autorità. È un sistema che premia i più forti e punisce i più deboli, aumentando i divari sociali e territoriali.  Chi è favela continui ad essere favela! Perché è così che si vuole qua! 
Quando succede, poi, che il figlio di un lavoratore di classe povera, nero e favelão, riesce a laurearsi, ecco che scatta la notizia sui giornali, sui social, come se fosse una cosa rara e speciale, mentre dovrebbe essere un diritto di tutti studiare, laurearsi e non una cosa per pochi o per chi ne ha le possibilità.

La situazione Covid sta migliorando, il numero dei morti sta diminuendo, anche se continuano i contagi. Le vaccinazioni stanno aumentando e diversi stati brasiliani hanno accelerato la distribuzione dei vaccini. Poi c’è tutto un altro mondo parallelo, fatto di corruzione, lucro e vaccini scaduti che vengono somministrati. Non si riesce mai ad uscire da questo orrore che il sistema, gli interessi privati, l’egoismo, la non curanza, crea!

Io ho ricevuto la prima dose del vaccino, Astrazeneca. In agosto farò la seconda, fino ad allora, speriamo di cavarmela, anche perché ho iniziato a non rispettare più le distanze sociali.  Mi approssimo molto ai bambini, non riesco ad essere distante e mi lascio toccare da loro, prendo l’autobus, quando prima andavo solo di Uber e mi siedo accanto alle persone. A dire il vero, le distanze sociali, in particolare nelle periferie, non hanno mai funzionato bene. Mi ricordo che tempo fa, nel periodo “caldo” della pandemia, quando andavo a fare la spesa, mi ritrovavo spalla a spalla, con chi faceva la fila per pagare alla cassa.  All’inizio mi preoccupavo e mi infastidiva questa cosa, ora vivo con meno paranoia, cercando sempre, però di stare attenta. Sarà che il vaccino ha rasserenato un po’ tutti, innalzandolo come baluardo della “speranza”. Al contrario, la mascherina è diventata la mia inseparabile compagna. A dire il vero non la sto sopportando più, ma so che è meglio continuare ad usarla. Il mondo senza mascherina mi sembra un pallido ricordo, questi due anni di pandemia hanno segnato molto, un iniezione di cambiamenti, riflessioni, gesti, ansie, che hanno rivoluzionato la nostra quotidianità. Io spero che tutto questo abbia insegnato qualcosa e soprattutto a capire come le piccole cose della vita sono le più grandi e più significative. Le ignoriamo così tanto che poi ne sentiamo una gran nostalgia e un gran bisogno di riappropriarcene di nuovo, ma con il giusto riconoscimento e la bellezza del loro valore.


Sto programmando di far partire il corso di karatè per bambini. 
Dopo i due gruppi manicure, uno per le adolescenti e uno per le donne, dopo il corso di artigianato e di Zumba, tutti ancora attivi e operanti, ecco in programma karatè per i bimbi e preadolescenti. Come sempre con le solite modalità, piccoli gruppi e uso di maschera. Devo dire che in 6 mesi sono riuscita a creare 5 gruppi, con pandemia di mezzo, fatta di pause, attese e limitazioni. 
Zumba sta funzionando alla grande! È molto amata e si è creato un gruppo whatsapp dei partecipanti. Tutte donne e molto animate. Da energia, migliora l’autostima, aiuta a gasarsi. Ma non è un gasamento che ti monta la testa, al contrario, è un gasamento che porta ad iniziare a prenderti cura di te, del tuo corpo, della tua salute e ad iniziare ad “amarti”. Molte donne del bairro, come avevo già scritto, soffrono di depressione, hanno una bassa autostima, un matrimonio fatto di tradimenti, di asimmetrie relazionali, dove l’uomo comanda e la donna “ubbidisce”. Tutto porta a trascurarsi, a non amarsi e ad una passiva accettazione delle cose. Zumba, che in apparenza potrebbe sembrare una cosa frivola, in realtà ha un valore terapeutico e di aggregazione. È danza, movimento e salute. L’istruttrice aiuta a dare, anche, consigli sulla alimentazione, incoraggia molto queste donne, a prendersi cura di sé, a non mollare di fronte a situazioni dure e difficili, che spesso hanno di fronte. È come io mi guardo che mi do valore! Così sia!
Viva il gruppo di Zumba! 

In questi giorni ci sono state sparatorie nel bairro. Viene chiamato di Brongo, ed è conosciuto come un quartiere di pessima fama. Droga, sparatorie, criminalità. Ci sono autisti di Uber che non vogliono entrarci dentro, perché derubati con arma, puntata contro.  È bruttissimo sentire gli spari nella notte, sono forti e tanti. Ti lasciano inquietudine e incertezza. Qui è zona di traffico di droga, di crimine organizzato, di guerra tra gang. La polizia quando entra nel bairro, entra con i finestrini della macchina tirati in basso e le armi puntate sulla strada, ad altezza uomo. Sembra di stare in guerra, orribile! Quando nel buio della notte, senti tutti questi spari, così vicini, con la paura di affacciarti alla finestra, senza sapere cosa sta succedendo, immaginando corpi sull’asfalto e sangue, tornare a dormire come se niente fosse, è difficile.

È una realtà dura quella delle favelas, delle periferie, ti scuote dentro, per tanta violenza e orrore in questa violenza. Non sono mai riuscita ad abituarmi, ne ad accettare come se fosse normale, perché non deve essere normale.  Altra cosa triste è che in Salvador ci sono molti assalti, in particolare sugli autobus. Ragazzi giovani, armati, che salgono sull’autobus e che nel mezzo della corsa tirano fuori l’arma e rubano le persone. 
Ora che ho iniziato a riprendere l’autobus, ogni volta che ci salgo sopra mi chiedo se tutto andrà bene. 
Anche perché sono stata derubata due volte….e non voglio pensare a quella frase che dice: “Non c'è due senza tre!”. 
F***!!!!!

Sono stata a trovare la Comunità Trindade, mi mancano e quando posso, vado a salutarli. Ho vissuto con loro un anno e mezzo, normale che batta la saudade e continuano ad essere per me, un punto di riferimento in questa Salvador che ancora devo esplorare, perché la pandemia ci ha messo del suo per bloccare questa "conoscenza", anche se devo dire che vivere fuori dalla Trindade mi ha permesso di conoscere di più la realtà bahiana e quella delle sue periferie, fatte di ferite, cicatrici, demoni, angeli e di una umanità complessa e straordinaria. Di sicuro i miei occhi hanno imparato a cogliere nuovi sguardi e dettagli che appartengono al libro della Vita. Tutto ha il suo peso, ma tutto ha una sua meraviglia. 
La Trindade ha avuto casi di Covid, ma fortunatamente nessuno é stato ospedalizzato o in pericolo, questo perché tutti vaccinati. 
Il vaccino aiuta! C'é sdegno da parte di molti brasiliani, me compresa, per come questo paese o meglio la politica di questo paese, non ha saputo affrontare la questione pandemia, rallentando l'uso del vaccino. Il Brasile ha molti morti sulle spalle, morti che forse potevano essere evitati con una vaccinazione. Il 2022 sarà l'anno di nuove elezioni presidenziali e forse di un cambiamento! 
 


 



Zumba!






Attività di rinforzo scolastico

Mi sono molto affezionata a questi bimbi e spero di essere una piccola goccia d'acqua nelle loro vite, che possa aiutare a far germogliare! 






Corso di manicure

Yanna


corso di artigianato