mercoledì 20 ottobre 2021

Amata o Armata?


Notizia di oggi.

6 morti e 18 feriti all’alba di un nuovo giorno, durante un paredão nel bairro Uruguay, qui in Salvador.
Che cosa è un paredão, vi chiederete. Un paredão è una festa all’aperto, gremita di giovani, con casse musicali a volume altissimo, a volte con competizione tra chi mette il volume più alto, tanta cerveja (birra) e droga. 
Generalmente iniziano dopo le 21 di sera e finiscono all’alba o alle 7 del mattino
In Europa ci sono i rave party, qui ci sono i paredão, nelle favelas.
È impressionante vedere la quantità di ragazzi e ragazze che vi partecipano.
Dai 13 anni in su. Le danze sono i tipici balli funky con movimenti del corpo esplicitamente sessuali e le parole delle canzoni sono un tripudio al potere, denaro, violenza, sesso e droga.
Durante la pandemia non hanno mai smesso di esserci, questo fa capire di come i controlli sono del tutto inesistenti.
Anche nel mio bairro ci sono paredão e la notte diventa insonne.
Oggi la notizia.
Nel bairro periferico Uruguay, la festa si è trasformata in una strage.
La vittima più giovane aveva 16 anni e 18 persone sono state ferite con arma da fuoco.
Molto probabilmente la causa che ha innescato il tutto è stata una lite tra gruppi.
Rimango sempre colpita di fronte a queste morti e mi chiedo come è possibile che questi ragazzi abbiano accesso all’acquisto di armi, così facilmente.  
Come si può andare in giro con una pistola nascosta tra i pantaloni, come se niente fosse? E non sono solo pistole, sono anche armi più sofisticate, costose, addirittura mitragliatrici!
In questo paese si è permesso e facilitato l’acquisto, rivendicando il diritto di “difendersi” come se fossimo in un far west! 
Senza pensare che tutto ciò ha garantito un lasciapassare per l’armamento di gruppi criminali.
Si uccide molto facilmente in Brasile e le cronache di tutte queste morti vengono registrate come normalità di fatti quotidiani.
Sempre riguardo al paredão, un uomo è stato ucciso da un giovane perché si era lamentato del volume alto della festa. Questo giovane dopo aver ricevuto le lamentele, è tornato armato dall’uomo e lo ha ucciso.
Si vive in una sorta di sottomissione al più forte, di chi comanda e detta leggi a suo piacere, di chi punta un arma addosso e ti obbliga ad avere paura.
Non ti lamentare, non replicare, fai finta di niente, non dire niente, è così che ti obbligano a vivere e che devi vivere, altrimenti rischi la vita!
Mi ricordo che in Italia, una mia collega di lavoro, che viveva in un paesino della Calabria, mi raccontava che nessuno poteva lamentarsi di cose poche trasparenti che succedevano. Tutti sapevano, ma nessuno denunciava, perché chi lo faceva non aveva più vita davanti.
Io rimanevo scandalizzata di fronte alle sue parole, ma ora, ora, capisco, perché qui è la stessa cosa.
Chi denuncia, chi cerca di mostrare un'altra verità, chi esprime un’opinione diversa, chi rivendica il diritto ad una oggettività evidente, non ha una vita facile, con il rischio di non averla più!
E’ sempre stato uno dei grandi problemi in America Latina, aver la “libertà” di parlare e denunciare, per lo meno qui in Brasile non è facile.
Ricordo gli omicidi dei difensori dei diritti umani, di chi denuncia contro abusi di potere o situazioni di ingiustizie, fino a semplici atti quotidiani, come esprimere un parere differente o far notare una maleducazione che non rispetta il vivere quotidiano degli altri.  
Molto difficile tutto ciò, devi scendere a compromessi con una realtà che è feroce, violenta, è forte e che non si cambia dall'oggi al domani.
È un compresso che a volte ti morde dentro e ti fa male, ti fa arrabbiare, ti ride in faccia, ma come proseguire in questo cambiamento in cui credi se non ci sei più!?
Allora penso a quanto sia importante educare le nuove generazioni, i bambini, i giovani a quanto siano importanti incontri di formazione per sensibilizzare su tematiche sociali e umane. Tutto a piccoli passi e con costanza, deglutendo le frustrazioni e gli insuccessi, facendo spazio, sempre, ai sogni e agli ideali, che rimangono accesi come fari nelle notti buie, molto buie.
Se non innaffi quotidianamente la tua speranza e il tuo ottimismo, rischi di non sopravvivere in una realtà così cruda che ti schiaccia sotto il peso della sua violenza.
 
Un deputato, che non cito di quale partito, ha pubblicamente insultato Papa Francesco e il vescovo di Aparecida, che il 12 ottobre, festa nazionale di Nossa Senhora Aparecida, aveva espresso questo pensiero nella sua omelia: 
“Una patria per essere amata, non deve essere armata. Per essere patria amata, deve essere una repubblica senza falsità e fake news, senza corruzione. Una patria amata con fraternità. 
Dove tutti si sentano fratelli per costruire una grande famiglia brasiliana.”
Una esplicita presa di posizione contro la legalità di armarsi e incitare la violenza, contro le disuguaglianze, così nette ed evidenti in questo paese, contro le discriminazioni e le tante fake news che insabbiano questioni importanti e vitali (vedi importanza delle vaccinazioni e cura Covid).
Questo deputato, fedele sostenitore del governo, non si è risparmiato di nominare il vescovo e il Papa come di vagabondi e male che deve essere estirpato.
Parole forti e violente che ancora una volta dimostrano la mancanza di dialogo e rispetto, che fa da cornice in questa società, generando solo conflitti.
Quanto odio che si crea, quanta difficoltà di saper accogliere verità e critiche.
Si va avanti per distruzione e non per costruzione. 
Si difendono i propri interessi in ruoli pubblici, che dovrebbero esistere per difendere e salvaguardare il bene della popolazione.
 La Res publica, la cosa pubblica, é diventata  casa di privati e pochi eletti che mantengono i loro privilegi, eliminando e aggredendo chi tenta di ostacolare il loro dominio e la loro prepotenza.
Le parole di questo vescovo hanno messo in luce la priorità che manca nella politica attuale, ossia, saper amare e non armare.  
Questo aiuta a far crescere un paese, la forza dell’amore e non delle armi, della solidarietà e della fratellanza, dell’inclusione e non dell’esclusione, della verità e non della menzogna, di politiche pubbliche che siano a difesa della Vita e per la Vita, di tutti!
Vivendo in una periferia di mondo tocco e vedo con mano le disuguaglianze che marcano la vita di tante persone. 
La pandemia ha peggiorato le cose, l'economia non sta andando bene, ci sono molte famiglie che stanno passando la fame e situazioni di precarietà che portano molte mancanze.
 I prezzi alimentari si sono alzati, così come le bollette di luce e l'acquisto del gas. Ci sono persone che fanno la fila fuori di alcuni supermercati, per prendere gli scarti di osso dalle macellerie. La carne sta diventando un lusso e chi veramente non ha un reddito sufficiente, ricorre a questo: fare la fila per ricevere un osso!
Stanno iniziando a vivere per strada, anche famiglie. 
Più di una volta mi é capitato di vedere sui cigli dei marciapiedi, materassi per terra con bambini e madri. 
Povera Patria, pensando ai versi della canzone di Battiato, schiacciata dagli abusi del potere,
di gente infame che non sa cosa é il pudore.
Questo paese devastato dal dolore.
Ma non vi danno un po' di dispiacere 
quei corpi in terra senza calore?

Altra notizia, di questi giorni, è che è stato assassinato per strada lo scrittore che aveva scritto un libro sopra l’omicidio di Marielle Franco. Si chiamava Leuvis Manuel Oliveiro, aveva 38 anni. Nel libro metteva in luce una possibile relazione tra milizia e morte di Marielle. Si era apertamente schierato contro questo governo.
 
In questo mese di ottobre, ancora da concludersi, sono state registrate 95 morti assassinati, in Salvador e regione metropolitana.  Sparatorie tra gruppi criminali, esecuzioni, assalti. Anche nel bairro dove lavoro ci sono stati diversi episodi di sparatorie, con giovani morti. Questa violenza é in crescita e fa male, molto male.
 
Una Patria deve essere Amata e non Armata!