venerdì 5 marzo 2021

Le lacrime del governatore

 Siamo a 260.970 morti di Covid in Brasile, 1.726 morti in 24 ore.
 Il Brasile è tra i paesi che peggio gestisce la pandemia e che cresce in numero di morti e di contagi.
L'altro giorno in televisione il governatore dello stato di Bahia, Ruy Costa, si é emozionato e quasi in lacrime ha ribadito l'importanza dell'uso della maschera e delle norme di prevenzione, perché il sistema sanitario Bahiano, come in altri stati del Brasile, é entrato in collasso e non riesce a far fronte alle continue emergenze per Coronavirus. 
Veramente siamo in una situazione che demoralizza e fa paura. 
Molta irresponsabilità da parte della popolazione civile, in particolare dei giovani, che rifiutano l'emergenza come se fosse un problema che non gli riguardi. Siamo, quasi alla seconda settimana di lockdown, in previsione di riaprire lunedì, ma io spero che prolunghino ancora. Problema é che abbiamo un presidente che é bastian contrario e che esplicitamente si é proclamato contro le norme di chiusura e di lockdown, adottate da alcuni governatori, incitando la popolazione ad uscire e riprendere le attività commerciali. Schizofrenie politiche!

Nel mio bairro vedo che le persone stanno usando di più la maschera, ma riguardo le restrizione di chiusura e di coprifuoco, non tutti le rispettano. Il barzinho all'angolo della mia strada, domenica sera si é rifatto di una settimana di chiusura e fino all'alba ha rimbombato con musica ad alto volume, cerveja a volontà e canti da cuore infranto che richiamavano ad amori perduti e lasciati! Nossa Senhora!!!
Ma il fine settimana per chi non rispetta le regole é ancora così: musica a palla, agglomerazioni e tanto alcool!
Non so se le lacrime di Ruy Costa hanno effetto su queste persone, ma di sicuro il governatore di Bahia e il prefetto hanno preso coscienza della situazione e mi auguro che portino avanti, nonostante chi rema contro, le misure di sicurezza e di prevenzione per il bene comune, magari mettendo in atto un maggiore controllo, che ahimè, manca!  

Martedì non abbiamo distribuito la zuppa, per evitare agglomerazioni e situazioni a rischio, in linea con le regole della prefettura. Così come sono sospese la attività del progetto Conexão Vida. Aspettiamo che la situazione migliori un poco. 
É una situazione veramente frustrante, non so se é la parola giusta, ma di sicura devi lottare con la paura, il desiderio di fare, la noia, l'impazienza, lo scoraggiamento, l'accettazione, la tristezza per tutte queste vite che se ne vanno e le altre che sono a rischio, tutti siamo a rischio Covid!
Mi chiedo quando tutto finirà, ce lo chiediamo tutti, ma veramente tutti, credo che sia una domanda che é presente nei pensieri di molte persone nel mondo. 

Ieri sono andata a visitare una famiglia, nonostante il Covid qualcosa riesco a fare e ho il desiderio di fare, perché so che é importante. Sono andata a trovare una giovane mamma, ha 33 anni e vive da sola con i suoi 4 figli, avuti da 4 uomini diversi, forse ne avevo parlato in un mio post precedente. Jamila, questo é il suo nome, non sta lavorando, ogni tanto va a fare le pulizie, ma poca cosa. É riuscita a cambiare casa, quando l'ho conosciuta viveva in un alloggio mal strutturato, in condizioni poco vivibili. I suoi figli hanno rispettivamente 14, 12 , 8 anni e l'ultima di un anno.  
Gli ho portato dei vestiti che avevamo qua all'asilo e avevo piacere di vedere dove viveva per imparare la strada e poter andare, poi, autonomamente da sola, perché ieri sono andata con Leleo, la mia collega del progetto Conexão Vida. Io avevo conosciuto solo Samila di 14 anni, la prima figlia e l'ultima, la piccola Maria Antonelli ( l'ha chiamata così!) di un anno, veramente bella!!
Ieri ho finalmente conosciuto Edson, di 12 anni, che  sembra dimostrarne di piú, perché alto di statura e Roberta di 8 anni, piccola e magra, il contrario di Edson. Roberta é timida e fragile, mentre Edson si é presentato con una vivacità prorompente, molto animato e un pó bulletto di quartiere, ma simpatico e dietro alla sua spavalderia si nasconde un animo gentile. Aiuta la madre vendendo bibite o picolé (tipo di gelati) per strada. Prende il suo scatolone a tracollo, il suo berretto rosso e gira per le strade del quartiere o sugli autobus cercando di vendere qualcosa. 
Forse quel suo modo di sembrare più grande dei 12 anni che ha, non deriva solo da una caratteristica fisica, altezza e corporatura, ma anche dal suo darsi da fare per aiutare la madre e le sorelle, le contingenze della vita lo stanno facendo crescere in fretta. Adesso vivono in una casa, sempre di mattoni, più areata, una stanza dove dormono tutti, una cucina e un bagno, ma un balcone grande dove poter giocare, stendere i panni e affacciarsi fuori, l'ultimo alloggio non aveva finestre. 
Il mio intento é coinvolgere Samila, Edson e Roberta in qualche attività che inizieremo con il progetto Conexão Vida, come il rinforzo scolastico, karatè e il corso di manicure per Samila. Aspettiamo che questa pandemia cali un pochino, che migliori la situazione, per poi iniziare. La cosa che mi rattrista é che questi bambini, ragazzi ne hanno bisogno. Hanno bisogno di essere seguiti, di fare delle attività, di essere coinvolti, di essere apprezzati, amati. Vivono delle situazioni familiari così precarie, difficili e carenti, che hanno bisogno di incoraggiamenti, di motivazioni e di sostegno, anche materiale, quando occorre. La pandemia ha fermato tutto, immobilizzato le situazioni, ma non i problemi, che rimangono e aumentano e chi ci rimette sono le anime fragile e deboli.
Per questo quando posso continuo a fare visite, per dimostrare che non ci siamo dimenticati di loro e che in qualche modo ci prendiamo cura, perché ci teniamo. 

In questi giorni ho fatte le traduzioni dal portoghese all'italiano delle relazioni dei vari gruppi che fanno parte del progetto Conexão Vida, sono gruppi che appartengono a bairros diversi di Salvador. Ho letto le storie di bambini e ragazzi aiutati dal progetto e sono storie che raccontano di vite ai margini, di difficoltà, povertà, privazioni, strappi esistenziali, pesi difficili da portare sulle spalle di un bambino e ferite profonde per un giovane che molto spesso sceglie strade sbagliate e reprime le sue potenzialità e bellezze. Mi ricordo che quando facevo visita ai detenuti nelle prigioni del Minas Gerais, andavo incontro a storie personali che partivano da disagi familiari come questi, tutti provenivano da bairros periferici, situazioni allo sbando, famiglie problematiche, ecc...C'é una base comune che é matrice di ogni storia, ma il finale, poi, dipende dalle possibilità e dalle scelte che queste opportunità ti permettono di fare. Creare spazi, creare alternative, creare motivazioni, risvegliare strade diverse per chi non ne vede traccia, aiutare a credere in se stessi, perché il destino possa essere scritto dalle proprie mani e non solo dalle condizioni in cui ti trovi. Questo é il focus del progetto Conexão Vida e in questo anch'io credo. É sempre stata la base del mio lavoro, come educatrice sociale, sia in Italia, sia in missione. Conoscere, accogliere, ascoltare, agire e trasformare, ma la trasformazione parte dalla relazione e dal camminare insieme in questa relazione. Per questo esserci e continuare ad esserci, anche in questo tempo di pandemia é importante. In qualche modo andiamo avanti...in qualche modo.

Mi manca molto la pastorale carceraria, mi manca poter fare visita ai detenuti. Ho iniziato anche qui in Salvador, a far parte di questa pastorale, entrando in un piccolo gruppo, facente parte della diocesi, che visita i detenuti della prigione pubblica. Purtroppo la pandemia ha bloccato anche questo ed é da quasi un anno che tutto si é fermato. Non si sa quando si potrà continuare e conoscendo le prigioni qui in Brasile é bene aspettare ancora, ma manca!


Pau Miudo, dove vivo



Tra i vicoli



tipico bairro di Salvador: favela!








Nessun commento:

Posta un commento