venerdì 21 gennaio 2022

Jeafamo!

 Qua in Brasile siamo in piena estate, i mesi di gennaio e febbraio sono scanditi dalle ferie, come luglio e agosto da noi. 
Anche io sono ferma, siamo fermi. Tutte le attività riprenderanno dopo carnevale.
Il carnevale rappresenta un po' quel motto italiano che dice: "L' epifania tutte le feste se le porta via!"....qui é il carnevale che si porta via tutte le feste e le ferie. Tutto ricomincia dopo il carnevale! 
Cerco di darmi da fare facendo qualcosa in parrocchia, ma visto che é clima di ferie, c'é poca cosa. Oggi ho aiutato nella consegna delle ceste basiche alle famiglie seguite dalla Pastorale Sociale, impegno del mercoledì mattina. Ci sono molte famiglie che ricevono la cesta basica, la pandemia ha peggiorato la loro situazione, con lavori bloccati, saltuari, persi, in realtà familiari, giá, difficili.  Ci sono, anche, molte persone sole, donne anziane o donne con figli. Molte volte la paternità non é riconosciuta, perché i figli sono frutto di un amore inciampato in una notte particolare e subito abbandonato alle luci dell'alba. Altre paternità, invece, sono invisibili, con un cognome riconosciuto sulla carta, ma inesistente fisicamente. Se penso a quanti bimbi non hanno mai visto il loro papà o lo vedono così raramente, come un fantasma, cha appare e scompare. Si cresce sgomitando in questa vita, tra mancanze, difetti e vuoti. Tanto di cappello a quelle donne che assumono la genitorialità doppia: essere madre e "padre" in una persona sola, con problemi sulle spalle fatti di lavoro o mancanza di lavoro, casa, salute, figli.  
In Salvador in questo periodo, siamo alle prese con un boom di persone contagiate dall'influenza e dalla variante omicron.
Le unità basiche di salute (UPA), del servizio sanitario nazionale, sono piene di gente che fanno la fila per essere assistite o fare il test per il Covid. Il telegiornale mostra persone sedute per terra o sdraiate, doloranti, in attesa di essere prese in carico. Una situazione che sta diventando allarmante, anche per il numero di contagi che sta di nuovo aumentando. Influenza e Covid coabitano nella stessa situazione e spesso scambiate nella diagnosi, visto che i sintomi sono gli stessi. Una psicosi da test sta prendendo il sopravvento, per rivelare il dubbio se é una o l'altra. Tutti vogliono fare il test e si precipitano nelle UPA, solo che stanno diminuendo i materiali per farlo e le autorità locali stanno invitando a recarsi nei posti di salute, solo con sintomi gravi. Il problema é che al minimo raffreddore, tosse o mal di testa, scatta la paranoia Covid, paranoia più che giustificata!!!
Solamente negli ospedali a pagamento, sei ricevuta con tutti i crismi, senza dover aspettare seduta per terra, con un panno tra la testa come cuscino di protezione. Mi é capitato, una volta, di andare in un ospedale particolar, come si dice qui, ossia privato. É stata una emergenza, perché non avevo idea di dove andare e avevo difficoltà nel respirare, con una tachicardia che mi balenava nella testa, come "principio di infarto"!!
Sono stata accolta benissimo e subito messa in osservazione. Le cure e la disponibilità immediata, del componente sanitario, mi avevano subito messa a mio agio e aiutata a riprendere i mie battiti normali. 
Ho un soffio al cuore, con una insufficienza mitrale di grado discreto. 
Ma il mio grande dramma é stato nel momento del pagamento. 
Credo che il mio cuore si sia fermato lì, in quell' istante, di fronte alla cifra ricevuta. Sono scoppiata a piangere, forse anche in un momento tanto delicato per me, perché non avevo i soldi. Mi ero portata dietro qualche soldino, ma non immaginavo, così tanto.
Di fronte alla mia reazione e al mio pianto sincero, il giovane alla reception, mi ha permesso di andare casa e tornare il giorno dopo, per saldare il debito.
 Nonostante questo episodio, posso dire di essere fortunata, perché l'aiuto economico italiano, che ricevo, mi ha permesso di saldare il conto. 
Ma chi non può permettersi questo lusso, non ha alternativa che rimanere seduto per terra, ore e ore, aspettando di essere ricevuto in una struttura pubblica, con pochi mezzi a disposizione e molte volte al collasso. E' una vergogna!
Al contrario, negli istituti privati, hai un buon trattamento, di emergenza, ma ti fanno pagare tutto, addirittura il cotone che usano per fare un iniezione e quando entri le prime domande sono se hai un piano di salute, tipo assicurazione e in che modo effettuerai il pagamento. Sembra un pó lo stile "americano". Orribile!

Hanno iniziato a vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni.
Il Presidente del Brasile ha espresso chiaramente il suo dissenso al riguardo, ma la maggior parte della popolazione non ha accolto questo suo pensiero e con applausi sono stati festeggiati i primi bimbi vaccinati, ben felici di ricevere il vaccino!
Nello stato di Bahia hanno iniziato a richiedere la tesserina delle vaccinazioni per entrare in alcuni locali, ma non tutti seguono la regola, cosi come le feste e agglomerazioni che continuano, anche se non permesse. Fortunatamente non ci sarà il Carnevale per strada, non so se avete idea di com'é il Carnevale in Brasile, in Salvador soprattutto....un delirio unico!!!
Questa scelta, voluta dal governatore dello Stato di Bahia, é stata criticata da tutte quelle persone che con il Carnevale ci lavorano. Quando dico che la pandemia ha messo in ginocchio molte cose, persone comprese, non mi riferisco solo ad un espressione metaforica, ma reale e veritiera. 
Come bravi ricamatori della vita, i brasiliani, cercano di tirare avanti cucendo i vari pezzettini di stoffa, per coprire il buco del vestito...il buco della fame, della disoccupazione, delle precarietà, della povertà, della necessità.
Ci si industria in ogni cosa per cercare di portare a casa qualche soldino. 
Si diventa autisti di Uber, perché si ha una patente, si sale sopra agli autobus vendendo spazzolini, caramelle, maschere contro Covid e altre cose, si monta una baracchina per strada vendendo merende, merendine dolci, salate. 
Si va in giro con un carrello con termos di caffè o mingau o sopa o con uno scatolone pieno di picolé (gelato) e acqua.
Ci si offre per lavare e pulire auto, si diventa venditori ambulanti di tutto, tentando di accumulare a fine giornata quelle monetine "sante e benedette".
Ma una cosa sta alla base di tutto e che fa parte di quel filo che aiuta a cucire i vari pezzi, ossia: il buon umore!!! I bahiani, in particolare, hanno sempre voglia di far festa, non rinunciano all'allegria e al far balotta!
Covid o non Covid, é nel DNA bahiano!!
Se da una parte questo porta ad una certa irresponsabilità e "leggerezza", dall'altra aiuta a vivere in un clima di speranza e ottimismo, di sorrisi e di jeafamo!! 
E' un gusto di vivere la vita e camminarci dentro, con quella fede in un Dio presente in ogni cosa e in una felicità che é fatta nell'adesso, nel viverla nel presente, non nel domani, perché domani può non esserci. 

Fa un gran caldo in questa estate bahiana, le temperature ti portano a trasformarti in una doccia di sudore che cammina, già alle 8 del mattino il sole é ben caldo. Prima che arrivasse l'estate, in prossimità del passaggio del solstizio, abbiamo passato un periodo di grandi piogge, che hanno provocato allagamenti e distruzioni. Molte città dell'interior di Bahia, sono state completamente allagate e danneggiate, con fiumi di acqua e fango, che hanno inondato case, strade, centri cittadini, campi. Molte persone hanno perso le poche cose che avevano, che per loro erano tutto, il loro mondo. Una ferita sociale che ha messo in atto una campagna di solidarietà, con l'invio di cibo, acqua e beni necessari per quelle famiglie colpite dagli allagamenti. Alcuni imprenditori brasiliani hanno messo a disposizione attraverso donazioni, beni di prima necessità, come alimenti e medicine a altro, ma il grande lavoro lo ha fatto la popolazione civile, che in vari punti parrocchiali e attraverso associazioni di persone comuni, hanno raccolto molto e diffuso il senso di solidarietà e dell'aiutarsi a vicenda, perché tra poveri ci si aiuta sempre, sempre. 

Io sono quasi alla fine del mio percorso missionario, sono al mio terzo e ultimo anno. Ho scritto poco in questo blog, non é stato come il primo che era iniziato con: "A piedi nudi!" 
Esiste ancora in internet, si trova se qualcuno lo cerca. 
L'ho amato quel blog e l'ho curato meglio di questo mio seguito.
Ma questa mia seconda esperienza é stata particolare, con una pandemia che ha bloccato o decelerato il mondo intero, cambiando alcune situazioni.
Così come il mio servizio, iniziato vivendo alla Comunidade Trindade, a cui sono legata e che frequento tutt'ora, per poi spostarmi a vivere in un bairro di periferia e aiutando nel progetto Conexão Vida, con bambini e adolescenti in situazioni di vulnerabilità. 
In questi tre anni ci sono stati vari passaggi, che mi hanno visto cambiare situazioni e "compagni di viaggio" , dalla Comunidade Trindade, al vivere per un periodo da sola, dentro la creche, aspettando il ritorno di chi già ci abitava e che non é mai più tornato, causa pandemia, al condividere, ora una casa, con un'altra persona, in una piccola palazzina, comunitaria, fatta di cemento e mattoni, in un bairro periferico di Salvador. Questi passaggi non sono stati facili, mi sono adattata alle realtà che ho incontrato, cercando sempre le soluzioni migliori e "giuste", senza perdermi in vittimismi o scoraggiamenti, andando avanti e tentando, sempre, di costruire qualcosa, perché sempre qualcosa di buono c'é!
Di me stessa apprezzo la mia resilienza e il mio coraggio, qualità che il mio percorso missionario ha insegnato e ha messo in evidenza. 
Sono in totale 6 anni di missione, suddivisi in due percorsi fatti di tre anni. 
A volte mi sembra di aver "vissuto" tante cose, di aver "camminato" tanto, affrontato tanto, di aver cambiato e modificato tante cose di me, per incastrarmi e adattarmi, di aver vissuto e visto da vicino il "male",  come la meraviglia della Vita e la gioia che nasce dal fare del bene e dal farlo bene....e a volte, invece, mi sento ancora una principiante, una che ha appena iniziato e che ancora deve fare molto, perché ha fato poco, molto poco. 
Ma di una cosa non mi lamento: ho fatto! 
Sono sempre stata coerente con i miei valori, con le mie scelte, con i miei impegni, che mai ho abbandonato, anche in tempo di pandemia. Essere presente ed esserci, dando la mia disponibilità, creatività, la mia persona. 
Vivendo e condividendo con persone di strada, continuando nella pastorale carceraria ed entrando, anche, dentro un presidio in Salvador, dopo averlo vissuto per tre anni in Minas Gerais, di aver dedicato tempo, idee, giochi, scuola con i bambini del bairro di Pau Miudo, dentro una vera e propria favela, dove "lavoro", di iniziando e dando una mano nella Pastorale Sociale, della parrocchia nel bairro dove vivo, parrocchia dei padri Comboniani.... e altre cose, come il gruppo di Zumba e il gruppo di artigianato per le donne....e altre che ancora stanno iniziando!
Ho fatto e sto facendo e voglio continuare a fare.
Fedele alla linea, come diceva una canzone dei CCCP, fedele a me stessa.


Ho scoperto una mia passione, che sto cercando di sviluppare e conoscere, che é la fotografia. Una forma di linguaggio ed espressione che mi permette di esprimere la mia quotidianità, le mie emozioni, di suscitare emozioni e di raccontare.
Chi vuole puoi seguirmi in Instagram, dove metto tutte le mie foto, basta cercare Emma Chiolini.
Qualcosa pubblico anche su Fb.

Trindade do Mar, Mar Grande, Bahia


Per ultimo, ma non ultimo, vorrei ringraziare una cara persona che ci ha lasciati, un amico del centro missionario di Bologna.
Maurizio Ioli, una persona che ho voluto bene e che ho sempre sentito in simpatia nell'immediato. Una persona buona, gentile, rispettosa, che amava la missione e che aveva la missione nel cuore. 
Quando si vive lontani da casa e si vieni trafitti da notizie di perdite di persone care, non si può fare altro che custodire i ricordi, che abbiamo di loro e dei momenti passati con loro, che rimangono come fotografie impresse nella mente e che ci rimandano ad una memoria, che sempre sarà custodita, come un piccolo tesoro. 
Grazie Maurizio! Mi mancherai e mancherai a tutti noi del centro missionario.




 







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