lunedì 2 settembre 2019

L'importanza di un attaccapanni

Attaccapanni!

Eccolo qua l'attaccapanni!
Con il suo stile vintage e i suoi pezzi di legno che ogni tanto si staccano. E' diventato mio e sono veramente contenta! Mi serviva e quando l'ho ricevuto in dono o meglio in prestito, fino a quando mi occorrerà, sono stata proprio felice. Gioire per così poco? Sì! Perché non sapevo dove poter appendere le mie cose, il mio asciugamano, le mie magliette, anche il mio zaino...tutto era dentro al piccolo armadio che ho in chiesa e ogni volta, aprire e chiudere con il lucchetto era diventato noioso. Quindi un attaccapanni dove poter mettere alcune cose è stata proprio una bella soluzione. Ma quello che mi ha emozionato di più è stata quell'infantile contentezza, nell'averlo ricevuto, come una bimba che riceve un bellissimo regalo che stava aspettando. Gioire nelle e delle piccole cose. Sono partita portandomi poco in valigia, mia scelta personale e in quel poco ritrovo l'essenzialità del vivere, che è la base della quotidianità che sto vivendo e quando ricevo qualcosa in regalo, che serve, beh è una festa! Anche questo fa pensare, c'è chi ha tutto, molto e non è contento e desidera  di più, chi ha poco o quasi nulla ed è felice quando riceve una piccola cosa. Fa parte di quel mondo alla rovescia in cui sto abitando, in cui ho scelto di camminare per un po' di tempo per posizionare il mio sguardo, i miei pensieri, la mia persona in questa direzione. Si sceglie la missione anche per questo, per imparare a farsi "piccoli" e vivere con concretezza questa misura della vita. Le persone con cui abitano vivono da tempo in questa condizione, il non permettersi di comprare e avere, a meno che non sia una donazione. E succede che per alcuni di loro l'armadio o armadietto, perché sono piccoli quelli che abbiamo in chiesa, diventa come quel piatto (che ho raccontato nel post precedente) che trasborda. L'accumulare, anche cose inutili, fa parte di quella dimensione esistenziale di chi non ha avuto niente, fino ad arrivare a vere e proprie forme patologiche e maniacali. E allora trovi di tutto dando una sbirciatina in giro, anche un paio di scarpe che non sono della misura giusta, ma che forse, come mi ripete il proprietario, un giorno serviranno. O la testa di una statuina rotta che si aggiunge ai vari cimeli di un piccolo altare vicino al letto di Haile (accolto).


Altarino di Haile...si vede la testa di S. Giuseppe?















E se per caso dimentichi qualcosa in giro o non sai più dove l'hai messa, ecco che Ivanir (persona accolta) la trova. Osserva tutto minuziosamente e ti rimette a posto le cose anche quando non c'è ne bisogno. Ha un po' la mania dell'ordine. Qui in Comunità di manie ce ne sono molte e bisogna saperci convivere o aiutare a tener sotto controllo, anche la mania di sentire le vocine nella testa, come Marcus che preferisce dormire in poltrona, perché secondo lui ci sono delle persone che vogliono ammazzarlo. Vere e proprie psicosi causate da un consumo di droga nei vari anni vissuti per strada.


Ivanir, sempre sorridente 














Ivanir è meno di un anno che vive in Comunità, ha perso i documenti, così dice, ma lei non sa spiegare più di tanto e fa confusione. Senza documenti non si può fare niente e avrebbe bisogno di fare delle visite mediche importanti. Questi sono alcuni problemi da risolvere e accompagnare. A proposito di accompagnare, l'altro giorno ho accompagnato Costantino, uno dei più anziani della comunità ad una visita oculistica. Ha problemi di cataratta e dovrà essere operato. Ho scaricato l'applicazione di UBER, che non ho mai usato in Italia (quante cose nuove che entrano nella mia vita...tra cui applicazioni!!) e ci siamo andati in macchina. In certe situazioni l'autobus è meglio evitarlo, mentre in altre è obbligatorio, anche perché non ti puoi permettere sempre un UBER!

A me piace andare in autobus, a parte il traffico che non aiuta a rispettare gli orari, ma mi permette di curiosare tra le strade di Salvador e i suoi palazzi e stare in mezzo alla gente. Mi piace molto osservare e sfiorare con gli occhi quello che vedo, fa parte della mia curiosità e poi ci sono dei tratti in cui riesci a vedere il mare e li...mi perdo.

Ad ottobre inizierò la pastorale carceraria, una pastorale che ho chiesto personalmente di seguire e che ha lasciato un impronta profonda e umana, nei miei anni in Minas Gerais e che ho piacere di riprendere qui in Salvador. Seguirò il corso per agente da pastorale carceraria e poi potrò iniziare le visite in carcere aggregandomi a qualche gruppo. Sono molto curiosa di sapere come è la realtà Bahiana, avendo memoria di quella Mineira, saranno sicuramente diverse o forse simili, vediamo, aspetterò ottobre per saperlo.



Henrique Junior






Tra le varie cose da fare in Comunità è seguire Henrique Junior!! E' arrivato dentro la pancia della sua mamma, quando era incinta di sette mesi, è nato praticamente qui. La sua mamma ha problemi psichici e non riesce a seguirlo, lo seguiamo noi della comunità, in realtà noi figure femminile dell'equipe (Vania, Juce ed ora anche io). C'è un gran bel da fare con lui. E' quella maternità non di pancia che te la fa vivere in un'altra forma, ma che ha una matrice comune: la cura.

Preparare la pappa, vestirlo, lavarlo, seguirlo in tutto, fino a quando crescendo non avrà raggiunto le sue autonomie...è veramente come fare la mamma e un po' ti senti mamma!
Junior non dorme in chiesa con noi, lui e la sua mamma, Elisangela, hanno una casina che fa parte del cortile della Comunità. L'abbiamo aiutata a sistemarla e renderla accogliente.
La sera mi occupo io di lavare i denti a Junior e ad accompagnarlo a fare la nanna, a volte ho successo e si addormenta subito, altre volte ho dato vita ad un repertorio di canzoni infantili italiane, che neanche io mi ricordavo di sapere, credo che sia stato l'inconscio a venirmi in soccorso!!
Viva lo zecchino d'oro!


1 commento:

  1. Cara Emma, è sempre arricchente leggerti! Molto bello che tu riprenda la pastorale carceraria! Facci sapere le evoluzioni! Un caro abbraccio da una ancora calda Bologna.. Chiara

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